La lettera di dimissioni del militante di Barzanò, Casati: Soci storici manovalanza nei gazebo, nuovi personaggi non rappresentano la base, non difendono il Nord e le origini della Lega. Avete stravolto il partito

22 Settembre 2023
Lettura 3 min

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di dimissioni da militante e vicesegretario della Lega di Barzanò, Lucas Casati, indirizzata ai vertici del partito della Salvini Premier.


Dopo attenta riflessione ed un malessere tenuto e portato dentro per molto tempo, Io sottoscritto Lucas
Casati, militante attivo e vice segretario Lega sezione di Barzanò, rassegno le mie dimissioni dal
partito. Per quanto mi riguarda, non esistono più le condizioni per poter proseguire il mio percorso politico con la Lega Salvini Premier.
La mia decisione va nel rispetto degli elettori di questa pseudo Lega.

Come molti ben sanno, ho sempre contribuito in modo attivo insieme ai simpatizzanti e militanti di
Barzanò, a far si che la sezione ed il partito Lega, potessero essere un punto di riferimento per il
territorio: questo era la Lega Nord, e non certo questa Salvini Premier.
Non posso esimermi dal ringraziare tutte le persone che ho conosciuto ed hanno creduto e credono
ancora in me. In primis la Segretaria di sezione Debora Piazza, i militanti in particolare Paolo
Giussani, Simone Nardolillo, Elena Loukachevitch, Roberta Marabese i sostenitori e simpatizzanti di
Barzanò e dei paesi della Brianza.

Le decisioni prese dai vertici del partito non sono più in sintonia con le mie idee che ho sempre
sostenuto in Lega Nord. Le scelte dei candidati per determinati ruoli, sono decise tramite nomine
senza tenere in considerazione le necessità e le decisioni della base, del popolo e dei cittadini del
Nord. Tante belle parole, pochi fatti e poche risposte.

L’interferenza di personaggi (…), i quali non hanno nulla a che vedere con
la Lega, non conoscendone la storia, ma sono interessati solo alle poltrone
(…), ha
fatto svanire quel movimento popolare e sindacato del Nord di lotta e libertà per la difesa del
territorio, della cultura e della gente del Nord, quel sindacato che si differenziava dai partiti e dalla
politica tradizionale.


Abbiamo assistito ad alleanze politiche sia in ambito nazionale che europeo lontane dagli ideali della
Lega autonomista, federalista, indipendentista, che non hanno recato nessun vantaggio al Nord.


Vi siete dimenticati del popolo del Nord, della sovranità popolare e dell’autodeterminazione dei
popoli: penso alla questione settentrionale ormai dimenticata, all’autonomia tirata fuori per slogan
elettorali per accaparrarsi voti, al residuo fiscale 54 miliardi di euro annui mai restituiti in servizi dallo
stato centrale alla Lombardia, ai 121 miliardi di euro prelevati in tutto il Nord.

Agli slogan “Prima gli Italiani” noi che, cresciuti in Lega Nord, non abbiamo mai voluto far parte di
questo stato artificiale.


Oltre alle stravaganze e a una linea politica inaccettabile, dall’ossessione per il Ponte sullo Stretto, al
voto sul reddito di cittadinanza, passando per il silenzio assordante della non-presa-di-posizione nel
difendere in Europa il presidente indipendentista catalano Carles Puigdemont o, ciliegina sulla torta, il
voto favorevole a Roma Capitale.

Dal colore verde aborrito al colore blu, dall’eliminazione del nome Nord che crea imbarazzo come il nome Padania e l’antico simbolo solare del Sole delle Alpi.
Il mio malessere e la mia delusione sono condivisi da molti sostenitori e non solo della Lega ma nella
politica in generale.


Non è questo il partito in cui credevo, dove era la base a decidere e non tramite nomine dall’alto del
partito, seguendo una linea politica dettata da altri e da campagne di comunicazione imbarazzanti
social.


I militanti storici non sono considerati, se non come bassa manovalanza per i gazebo e per
promuovere gente candidata che molto spesso non si fa mai vedere e sentire tra la gente.
Vi sono militanti storici della Lega con competenze e molto preparati ma mai considerati, prima
vengono le nomine ovviamente.


Questa non è più la Lega ora è un partito tradizionale nazionalista e centralista legato al potere
romanocentrico contro ogni forma di autonomia e libertà.


Se voi quadri dirigenti della Salvini Premier, vi siete dimenticati di cosa sia la Lega, vi consiglio di
abbandonare il simbolo Alberto da Giussano ed il nome Lega, emblemi e rappresentanze del Nord che
non hanno nulla a che vedere con storia e cultura con altri territori.


Lasciate questi simboli a gente che crede ancora nelle autonomie e nelle libertà dei popoli.
Un partito che dovrebbe difendere gli interessi del Nord e perde di vista le esigenze del popolo del
Nord e del suo territorio, non ha il diritto di trattenere simboli culturali e storici appartenenti al Nord.
Con la mia coerenza e con i valori e la mia storia politica, non posso rimanere in un partito che non
rappresenta il mio territorio, la mia gente e me stesso.


La Lega non è né di destra né di sinistra, la Lega appartiene al popolo del Nord. Molti in silenzio
hanno abbandonato il partito delusi, strappando la tessera, sentendosi traditi da coloro che dovevano
difendere, supportare e rappresentare il Nord.


Molti stanno ancora soffrendo e come me se ne andranno, ma altri rimarranno per (…) opportunismo politico.


Bisogna di nuovo ascoltare la voce dei cittadini delle vallate, dei laghi, dei monti, dei paesi rurali,
delle campagne delle zone costiere, nelle città, nei mercati, nelle piazze e nelle periferie insomma
ascoltare la gente, cosa che la politica in generale ha dimenticato, vivendo all’interno dei palazzi del
potere romani con i loro privilegi e vizi.


Ho sempre sostenuto che la politica è al servizio del popolo, dei cittadini e della comunità, cosa che
non vedo nella Salvini Premier ma che era presente nella Lega Nord. Ribadisco, tante belle parole ma
pochi fatti concreti. La mia passione politica rimane, gli ideali resistono ma non tradirò mai il
territorio e la gente del Nord.


Concludo con una frase epica di Gianfranco Miglio, sperando che possa far riflettere i vertici del
partito e rianimare le coscienze dei militanti e simpatizzanti che ancora credono nel Nord.


“Dal confine alpino al crinale dell’appennino tosco-emiliano l’Italia transpadana e cispadana ha una
sua specifica ragion d’essere, una sua fisionomia economica produttiva storica e perfino linguistica.
La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia e le tre Venezie, ossia tutta l’Italia settentrionale nel
suo insieme costituisce un’armonica unità geografica, economica, etnica e spirituale, ben degna di
governare se stessa.”
Gianfranco Miglio
In Fede
Lucas Casati

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
Hosting: Stefania Piazzo

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