Hanno trasformato il federalismo di Miglio sparando riforme a salve

15 Aprile 2020
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di Roberto Paolino – Verso la metà degli anni 90 il professor Gianfranco Miglio propone il suo modello di costituzione federale, ritenendo che quanto stava accadendo, il rafforzamento e consolidamento dell’Unione Europea, rendeva opportuna anzi necessaria una forte organizzazione politico-amministrativa in Italia, cioè con riforme importanti cercare di rimediare ai tanti secolari danni provocati dall’unificazione in forma accentratrice dello Stato italiano.

Evitare cioè che chi detiene il potere lo usi da” Briccone”come avvertiva David Home.

Miglio considera nei suoi studi l’Italia formata da tre Macro regioni, Nord Centro e Sud, più le regioni a statuto speciale che Miglio riconosce come entità autonome, e al pari delle macro regioni stesse pienamente responsabili in materia d’imposte e non più dipendenti dai trasferimenti dello Stato centrale.

Come sono formate le macroregioni? Da culture, dialetti, spiritualità e vicinanza territoriale.

Appare subito chiaro che nell’intento del professore l’istituzione federale deve funzionare per rafforzare lo sviluppo del territorio, i valori delle famiglie, l’identità locale.

Il Federalismo per Miglio rappresenta il limite del potere assoluto dello Stato e una chiara difesa nelle ricorrenti intromissioni che lo Stato fa nei campi dell’economia e dell’impresa.

La democrazia vera e il consapevole autogoverno del popolo, oggi non è in concreto attuabile se non nell’ambito di un organizzazione federale di spazi geografici omogenei dal punto di vista etnico economico con forte autonomia dal punto di vista amministrativo.

Miglio ha due volte ragione, quando pensa di fare riforme vere, radicali e coerenti, e quando combatte soluzioni di compromesso, che equivale a risoluzioni pasticciate, al ribasso. Miglio ritiene che si parli di riforme di facciata e non sostanziali, come il federalismo “de noialtri” che rappresenta solo un aumento delle tasse.

Il Professore aveva consegnato un’arma pronta e carica per scardinare uno Stato centrale inefficiente e inefficace, purtroppo una classe politica paurosa di andare fino in fondo e interessata a governare a qualsiasi costo ha fatto diventare quell’arma un fucile a tappi.

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