Germania Stato Federale: ogni Land ha il titolo di nazione. Così la Merkel ha avuto più vaccini

4 Gennaio 2021
Lettura 2 min

di Giuseppe Olivieri – Un’arma di distrazione di massa. Così sembra essere diventata la diatriba fra chi, a torto o a ragione, sostiene l’obbligatorietà della vaccinazione contro la Covid 19 e chi ne rivendica la libera scelta.

Esiste un unico modo per conoscere le caratteristiche dei vaccini prodotti o in fase di ottenimento di autorizzazione all’immissione in commercio condizionata: informarsi.

Ciò non significa ascoltare “l’esperto” di turno sui social o attraverso i mass media più titolati, ma cercare e leggere i documenti ufficiali pubblicati a tale riguardo.

Significa cercare e leggere le relazioni di Pfizer-BioNtech, di Moderna, di AstraZeneca, di Johnson and Johnson, per esempio, e le relative indicazioni di Aifa ed Ema. E, dopo averle lette, sforzarsi di comprenderne il significato ed attenersi ad esse senza interpretarle, perché di spazio per le interpretazioni ce n’è veramente poco.

Solo attraverso la conoscenza si eviterebbe di generare ed alimentare un clima d’odio contraddistinto persino da istigazioni a morire rivolte verso chi intende vaccinarsi o chi ha un parere opposto.

Inoltre, non esistono ad oggi forniture vaccinali sufficienti per tutti. Definire quindi un “dovere” questa vaccinazione, come qualche rappresentante delle istituzioni ha fatto, senza poter soddisfare la copertura vaccinale a tutta la popolazione italica, implica automaticamente la denuncia del mancato rispetto di tale dovere da parte di questo stato.

Nessuno in questo momento ha un numero sufficiente di dosi per tutti i cittadini, anche se la Germania, (guarda caso) repubblica federale, si è garantita un numero di vaccini nettamente superiore all’Italia, grazie all’attribuzione ai Lander del titolo di nazione e richiedendo una fornitura per ciascuno di essi.

E’ evidente quindi che tale clima di profondo contrasto ha solo la finalità di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle gravi criticità che riguardano la gestione dell’emergenza pandemica e le scelte politiche assunte negli anni passati che hanno comportato il depauperamento del sistema sanitario.

La verosimile assenza di un piano pandemico rinnovato. I 37 miliardi di euro di tagli o di mancati trasferimenti alla sanità pubblica dal 2010 al 2019. Le gravi carenze strutturali. La medicina territoriale distrutta. L’insufficiente numero di medici specialisti. Il recente e colpevole ritardo nella redazione della graduatoria per l’accesso ai corsi di specializzazione. Questi sono alcuni degli elementi che svolgono un ruolo fondamentale nella paralisi del sistema sanitario e che hanno contribuito a registrare un numero relativo di decessi da Covid 19 tra i più alti al mondo.

Eppure mai abbiamo assistito ad un mea culpa da parte dei responsabili di queste gravi inadempienze. Molti di loro siedono ancora in Parlamento e continuano ad occupare ruoli chiave nei movimenti politici di riferimento, sia di destra sia di sinistra. Politicanti che, dopo aver partecipato a spritz solidali, ad aver urlato tutto ed il contrario di tutto, ad aver affossato l’economia oltre che la sanità, ora pretendono di insegnarci come stare al mondo, in forza del motto “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!”.

Qui siamo in Lombardia, la terra più martoriata da questa pandemia. La gente non si merita distrazioni di massa, ma rivendica legittimamente un profondo senso di responsabilità.

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