Alluvione in Romagna. Anche La Repubblica: «Dimenticati da Roma»

7 Agosto 2023
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di Cuore Verde – Il titolo dell’articolo di Repubblica di domenica 6 agosto, sulla pacifica marcia di protesta per i finanziamenti che non sono ancora arrivati alle popolazioni alluvionate della Romagna, sembra tratto da un manifesto della Lega Nord delle origini. Dimenticati da Roma. Il senso è chiarissimo. Uno scontro, molto politico, tra il potere centrale romano e la periferia padana. In sostanza, tutto quello che è fuori dall’orbita del potere politico romano, è periferia. Non mi voglio addentrare nelle questioni tecniche e, soprattutto, politiche, in questo momento soggette a strumentalizzazioni da parte di entrambi gli schieramenti. Non sono mancati infatti i commenti di taluni esponenti politici della maggioranza del tipo «Il governo non è un bancomat” o ancora «Vi fidereste di Schlein e compagni per la ricostruzione?». Bonaccini ha poi osservato che «Senza risorse per l’alluvione tenuta sociale a rischio e che «Sull’alluvione promesse ma nemmeno un euro». Uno scontro politico sul quale si innestano altre questioni ideologiche, al limite della resa dei conti storica, che si trascinano ormai dagli anni ‘70 e ‘80 e che ben poco possono interessare il cittadino padano.

E’ il metodo che assume rilevanza. Si tratta della solita mediazione romana che mette in stato di perenne soggezione la Padania e i suoi cittadini. E questo si ripete anche con il PNRR: i presidenti di regione e i sindaci mi sembrano tanti scolaretti in attesa che il maestro metta i voti sulla pagella. Il progetto della super-regione della Padania di Guido Fanti intendeva superare proprio la mediazione del potere centrale romano. Nell’articolo «Nord e Sud un solo Paese» – la Stampa, 11 dicembre 1975 – molto critico nei confronti della proposta di Fanti, si poteva leggere che la super-regione Padania E’ sbagliata, a nostro giudizio, perché poco servirebbe a risolvere i problemi autentici della collaborazione interregionale, e porterebbe invece all’esasperazione il fenomeno negativo del «panregionalismo»: le Regioni sentite come antagoniste dello Stato, decise a usurparne certi poteri ben oltre i limiti costituzionali. (Ricordiamo che proprio Guido Fanti ha parlato al «supergoverno» di Bruxelles, quasi fosse titolare d’una qualche sovranità).” Il vero scopo del “progetto Padania” era stato perfettamente individuato ed analizzato.

Peraltro, già nel 1969, prima della istituzione delle regioni, un gruppo di politici padani, quasi preveggenti, aveva chiaramente intuito che, per trattare con Bruxelles, occorreva superare i confini delle singole regioni e costituire una forte area macroregionale, la Padania appunto, per tutelare adeguatamente gli interessi comuni delle regioni padane (https://www.lanuovapadania.it/politica/la-magna-charta-della-padania-firmata-da-giampaolo-pansa-nel-1969-su-la-stampa/).

Appare quindi fuorviante adombrare addirittura il pericolo della secessione come ha fatto Elly Schlein a Napoli al recente convegno programmaticamente intitolato UNA E INDIVISIBILE, perché l’autonomia differenziata minaccia l’unità d’Italia. Il vero presupposto non dichiarato della UE è invece proprio la trattativa diretta con le macro-aree regionali che presentano aspetti e peculiarità comuni. Con un termine identitario, potremmo definire queste aree “piccole patrie”. Comprensibile anche se antistorica, la resistenza dei poteri centrali. Il caso più eclatante è proprio quello italiano, un costante tentativo di tenere unite macro-aree che hanno ben poco in comune. La prospettiva dei movimenti padanisti pertanto dovrebbe essere proprio il superamento della mediazione centrale romana con l’Unione Europea per arrivare ad una interlocuzione diretta. Questo chiaramente non significa una accettazione acritica di talune “stravaganti” direttive comunitarie, ma, semplicemente, una tutela diretta e non mediata dei propri interessi. Politici ed economici. In alternativa, rimane soltanto il gioco propagandistico antieuropeista di quegli asseriti sovranisti che poi si sono ritrovati a sostenere il governo di Mario Draghi, l’ex Presidente della BCE, e poi ancora le politiche “atlantiste” della guerra in Ucraina. Per la Padania, è un illusorio gioco a perdere.

Vedi anche: https://www.lanuovapadania.it/emilia-romagna/post-alluvione-il-video-choc-sui-paesi-dimenticati-dalla-politica-tra-bologna-e-ravenna/

E anche….: https://www.lanuovapadania.it/lombardia/alluvione-nove-sindaci-del-varesotto-e-comasco-alla-regione-date-aiuti-adeguati-per-emergenza-non-permettetevi-di-ignorarci-altrimenti-diamo-le-chiavi-al-prefetto-lomazzo-lega-non-firma/

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