di Stefania Piazzo – “Questa mattina ho salutato in videocollegamento i tre nostri nuovi consiglieri a Messina, che portano così a cinque il numero di rappresentanti in Consiglio comunale e fanno della Lega il partito più rappresentato in città dopo il gruppo civico del sindaco. Buon lavoro !”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega , Matteo Salvini, pubblicando anche una foto dei nuovi consiglieri.
Chi si accontenta gode, perché ha già dimenticato che in Lombardia Attilio Fontana ha vinto, ma perdendo quasi un milione di voti assoluti, passando da 2.793.000 a 1.774.000 voti. Nel 2018 votarono almeno 5 milioni di persone, il 70% contro il 41% del 2023. Sei lombardi su sei hanno preferito restare a casa.
La Lega in Sicilia, a Messina, sarà anche cresciuta di tre consiglieri comunali, ma non è certo questo motivo di tanto giubilo.
Rinfreschiamoci la memoria e andiamo a leggere il resoconto di pagellapolitica.it l’indomani del voto.
“La Lega – si legge – ha perso voti in tutti i capoluoghi, sia in valore assoluto sia in valore percentuale. Nei 13 capoluoghi il partito di Salvini ha preso quasi 38 mila voti: quasi 46 mila in meno rispetto ai circa 84 mila presi negli stessi capoluoghi nelle precedenti elezioni comunali. Un calo di circa il 55 per cento.
Domenica 14 maggio e lunedì 15 maggio a Treviso, dove è stato confermato il sindaco uscente Mario Conte, la lista della Lega ha preso meno di 6 mila voti (il 17,3 per cento sul totale). Cinque anni fa, alle elezioni comunali di giugno 2018, i voti erano stati quasi 7.500 (19,5 per cento). Anche a Sondrio è stato confermato il sindaco uscente Marco Scaramellini. Qui la Lega ha ottenuto meno di mille voti (9,9 per cento), contro i quasi 1.500 delle precedenti comunali (15 per cento). A Latina, uno degli altri due capoluoghi dove ha vinto il centrodestra, la lista della Lega ha preso meno di 7 mila preferenze (12 per cento), contro le oltre 8.300 (14 per cento) delle precedenti elezioni comunali. A Imperia la Lega non ha presentato una lista con un proprio simbolo, ma la lista “Prima Imperia” – riconducibile al partito di Salvini – ha ottenuto circa 1.100 voti (6,1 per cento), a sostegno del vincitore Claudio Scajola. Nel 2018 i voti per la Lega erano stati quasi 1.600 (7,9 per cento), a sostegno del candidato del centrodestra sconfitto cinque anni fa dallo stesso Scajola”.
Ma andiamo oltre… “A Brescia, dove è stata eletta sindaca Laura Castelletti, il partito di Salvini ha preso poco meno di 6 mila voti (7,5 per cento): cinque anni fa erano stati quasi 19 mila (24,2 per cento). A Teramo, dove ha vinto Gianguido D’Alberto, la lista della Lega ha raccolto meno di mille voti (3,5 per cento), mentre alle precedenti comunali era riuscita a prenderne circa 1.800 (6 per cento)”.
Il dettaglio prosegue ai ballottaggi del maggio scorso. I numeri sono lì da vedere, e Lega perde ovunque consensi, una emorragia che viene calmierata dal fatto di essere in coalizione.
Scrive ancora pagellapolitica.it che ad “Ancona la Lega ha preso circa 1.200 voti (2,9 per cento): nel 2018 erano stati 5 mila (12,4 per cento); a Brindisi oltre 1.200 (3,2 per cento): nel 2018 oltre 2.100 (5 per cento); a Pisa quasi 3.900 (10,3 per cento): nel 2018 quasi 9.800 (24,7 per cento); a Siena meno di mille voti (3,9 per cento): nel 2018 più di 2.200 (9 per cento); a Terni più di 1.900 (4,3 per cento): nel 2018 quasi 14.700 (29,1 per cento); e a Vicenza circa 2.900 voti (6,4 per cento): nel 2018 più di 6.900 (15,9 per cento)”.
Perdere Brescia e Vicenza, in cambio di tre consiglieri con camera con vista sul Ponte dello Stretto… beh, Salvini si accontenta davvero di poco.
Foto di Tomas Eidsvold