Lo sfogo di Riccardo Muti: Riaprite i teatri

12 Dicembre 2020
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di Marcus Dardi – In un’intervista rilasciata in questi giorni a Repubblica.it, il grande direttore d’orchestra Riccardo Muti, dal 2010 direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra, e fondatore della Italian Opera Academy a Ravenna, mostra le sue preoccupazioni e il suo sdegno.

Il grande maestro, in attesa di dirigere il prossimo Concerto di Capodanno è preoccupato per la mancanza della presenza del pubblico. Suonare senza pubblico per lui “è quasi perverso” e teme che “il pubblico possa essersi abituato a fare a meno dei teatri e dei concerti dal vivo”.

Nell’intervista Riccardo Muti lancia il suo sfogo contro il Paese dell’Opera e del Belcanto con queste parole “In Italia ci sono regioni intere prive di teatri, tanti conservatori che diplomano giovani molto bravi, ma poche orchestre, mentre altrove non è così, in Germania costruiscono teatri, in Asia la sola città di Seul conta 18 orchestre”. Continua ancora il suo sfogo dicendo che mentre la Cina, la Corea, il Giappone, Taiwan, ed altri Paesi ancora, considerano la formazione musicale fondamentale per il mantenimento di una società sana, in Italia i teatri vengono chiusi.

Riccardo Muti sostiene che il paese non ha bisogno di grandi eventi ma ha bisogno di una rete di teatri, pieni di giovani che producano, diffondano e creino cultura. Ritiene che gli enti locali, gli imprenditori e le persone facoltose hanno il dovere di impegnarsi a realizzarlo. I pochi grandi teatri non sono sufficienti, occorre una presenza capillare di piccoli teatri e di orchestre in tutto il Paese. Dice ancora “L’Italia è un Paese straordinario che ha abdicato al suo compito di guida in Europa”.

Considera inoltre “un crimine” che i musicisti e cantanti non vengano considerati e non abbiano sbocchi professionali degni della loro preparazione.

Non ci resta che prendere atto delle sagge parole del grande maestro. La classe dirigente del Paese ha fallito anche in questo. Il pubblico deve ritornare quanto prima al teatro, e l’uso della televisione, ricca di inutili e stupidi programmi farciti di altrettanto inutili réclame, andrebbe ridotto al minimo.

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