Sanità inaccessibile. Un italiano su tre rinuncia alle cure

24 Ottobre 2023
Lettura 2 min

Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, nell’ultimo anno 1 italiano su 3 (vale a dire quasi 14 milioni di individui) ha rinunciato ad una o più cure mediche, percentuale che arriva addirittura un 37,5% al ​​Sud e nelle Isole. Le ragioni? Fra chi ha scelto di non curarsi, il 64% lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi, il 60% per via del costo elevato. Tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, le frequenze maggiori si sono riscontrate per l’oculistica (36%), la dermatologia (35,6%) e l’odontoiatria (35,5%), ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come la ginecologia (25%) o la cardiologia (26%). 

Numeri così alti non sorprendono se si considera che, come dimostrato dallo studio, chi nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il SSN ha affrontato, in media, lista di attesa di circa 77 giorni, valore influenzato certamente anche dalla scarsità di personale medico nelle strutture pubbliche. Liste d’attesa che tendino ad allungarsi fino a quasi raddoppiare a seconda dell’area geografica e della specializzazione richiesta.Proprio a causa dei tempi così dilatati 14 milioni di italiani hanno dichiarato di rivolgersi ad una struttura privata; chi ha fatto questa scelta si è dovuto confrontare, in media, con liste di attesa non di 77 giorni bensì di circa 15 giorni.

Come detto, molti italiani (circa 8,3 milioni) hanno rinunciato nell’ultimo anno a una o più cura mediche per ragioni economiche, un dato che non sorprende analizzando i costi della sanità privata messi in luce dall’indagine; chi si è curato in una struttura a pagamento ha detto di aver speso, in media, 335 euro per ciascun approfondimento specialistico (valore che arriva a sfiorare i 400 euro nelle regioni del Centro Italia) e che va moltiplicato per il numero dei componenti della famiglia che hanno dovuto fare ricorso a una o più spese mediche. Gli importi medi pagati dai pazienti sono stati sensibilmente diversi anche a seconda dell’area specialistica: si va dai 117 euro per gli esami del sangue ai 144 euro per la ginecologia; dai 210 euro per la dermatologia ai 610 euro per la chirurgia generale e 716 euro per l’odontoiatria.

Per far fronte a questi costi il ​​77% degli intervistati ha utilizzato i propri risparmi e appena il 20% ha potuto usufruire di un’assicurazione sanitaria; se si continua a leggere i risultati dell’analisi, si scopre che il 15% del campione ha dovuto chiedere un sostegno economico ai familiari e il 5% si è rivolto ad una banca o una società finanziaria.

“Anche se in Italia possiamo contare su un sistema sanitario nazionale gratuito, avere un’assicurazione salute può essere uno strumento di grande utilità soprattutto perché, come evidenziato anche dall’indagine, per ottenere cure in tempi brevi spesso si è costretti a rivolgersi a strutture private”, spiega Andrea Ghizzoni, Managing Direttore assicurazioni di Facile.it. “Il consiglio, quando si è alle prese con la scelta di questo tipo di assicurazione, è di verificare i fascicoli informativi e valutare con attenzione le prestazioni sanitarie garantite e quelle escluse, tenendo in considerazione, ad esempio, che le patologie preesistenti al momento della ricevuto normalmente non sono coperte dalla polizza”.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
Hosting: Stefania Piazzo

Newsletter

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Servizio Precedente

Olimpiadi all’italiana? Scende in pista la Corte dei Conti. E Magoni: A Lombardia piace soluzione bob a S. Moritz, è vicina a Bormio e Livigno

Prossimo Servizio

Biella celebra Oneto. Lo scrittore, il pensatore, lo storico, l’architetto

Ultime notizie su Cronaca

TornaSu