” La notizia per me non è questa”, ossia gli scontri fra manifestanti e polizia a Torino, “ma che la presidente Meloni ci ha detto sostanzialmente che non ci sono i soldi che il ministro della Salute del loro governo e 20 presidenti di Regione, di cui 15 di centrodestra, hanno chiesto. Come ogni cittadino ha diritto a manifestare, ma non a usare atti di violenza, così ogni cittadino italiano avrebbe diritto a curarsi, mentre questo governo sta cominciando a smantellare la sanità pubblica”. Lo ha detto il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che, ospite di Stasera Italia, su Rete4, ha anche raccontato di essere diventato nonno, per la nascita di una nipotina.
“La questione posta al festival delle Regioni dal presidente Zaia è di sicuro interesse: la carenza di medici è il tallone d’Achille del nostro sistema sanitario. Oggi la nostra priorità è migliorare le retribuzioni, sbloccare il turn over per consentire alle Regioni di assumere nuovo personale e, dall’altro lato, bloccare – come sta iniziando a fare il Centrodestra al Governo – il fenomeno dei gettonisti. E’ essenziale risolvere la questione della carenza rendendo più attrattiva le professioni sanitarie dal punto di vista economico nel settore pubblico “.
“In Senato nel Decreto Milleproroghe- continua De Poli- abbiamo approvato un emendamento da me sostenuto che consente a medici di famiglia e pediatri di andare in pensione a 72 anni. E’ un’opzione volontaria: è una facoltà su richiesta del medico interessato. Si tratta di una prima risposta per contrastare le carenze di organico nella sanità pubblica e garantire assistenza ai nostri cittadini. Quindi condivido la proposta del presidente Zaia: bisogna trovare misure pratiche per rispondere all’emergenza ma, al tempo stesso, occorre individuare soluzioni strutturali al problema della carenza dei medici”, conclude De Poli.
“Senza un livello adeguato di finanziamento della sanità potrà garantire sempre meno prestazioni alla popolazione. I dati della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che evidenziano una riduzione della spesa sanitaria che la porterà, nel 2024, a livelli più bassi, in rapporto al Pil, rispetto al periodo pre-pandemico, confermano questo scenario Lo afferma la presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata, Barbara Cittadini, secondo la quale “è a rischio la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, quel servizio che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha definito un patrimonio prezioso, da difendere e adeguare”.
“Servono più risorse per il Servizio sanitario nazionale – ha detto – e per realizzare una programmazione sanitaria innovativa e sostenibile, come ha fatto notare il presidente della Conferenza delle Regioni. Registriamo, per l’anno in corso, una riduzione di 1,3 miliardi rispetto alle previsioni di aprile 2023, passando da 136,043 a 134,734 miliardi, con il rapporto della spesa sul Pil che si attesterà al 6,6%, a fronte del 6 ,7% indicatore nel Def di aprile, di molto inferiore all’8% della media Ocse Europa 2020”.
Le previsioni indicano, poi, una ulteriore indicata della spesa, che nel 2024 sarà di 132.946 miliardi e al 6,2% del Pil : “anche in questo caso, – afferma – è un dato inferiore rispetto al Def di aprile che anticipava un’incidenza sul Pil al 6,3%. Sebbene in termini assoluti, nel prossimo biennio, il trend registri un miglioramento con un incremento del livello di spesa sanitaria di 1,7 miliardi nel 2025 e di 573 milioni nel 2026, l’andamento previsionale del Pil, a sua volta in crescita , comporterà una invarianza del loro rapporto per il 2025 (al 6,2%) e una rilasciata per il 2026 (al 6,1%)”. L’auspicio, concludono, è che “per le esigenze di bilancio non si sacrifichino i caratteri di universalità, uguaglianza ed equità del Ssn”.