Le ricche sentinelle del centralismo

4 Luglio 2023
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di Roberto Gremmo – Siamo lieti che finalmente contro la pur modesta riforma autonomista del ministro bergamasco scendano in campo i nobili e generosi benefattori che hanno da sempre aiutato senza nulla pretendere le genti del Sud, minacciate da quella che “Il Fatto quotidiano” bolla come “la secessione dei ricchi che può far implodere l’Italia”.

Questa prospettiva (peraltro ben lontana da quel che si prospetta) fa sognare qualche incrollabile nordista, ma crea incubi ad altri che rompono il silenzio e si fanno carico della campagna di terrorismo mediatico centralista.

I nuovi gladiatori di “Roma doma” sono i giganti degli enti e gli organismi che più contano nel sistema di potere, invitti paladini dell’uguaglianza territoriale e dell’equita fiscale e si chiamano Confindustria, Associazione dei banchieri e Banca d’Italia; come dire la Caritas degli ultimi, il patronato dei proletari e il salvadanaio di casa nostra.

Tutta bella, autorevole e disinteressata élite che lavora giorno e notte per il popolo, la patria e, va da se’, l’Europa libera, pacifica ed unita.

I loro argomenti non fanno una grinza.

Confindustria sostiene che le Regioni non dovrebbero avere competenze sull’ambiente, perché non si possono dare ad enti troppo legati alle realtà locali “le grandi reti di energia e di comunicazione”; meglio gestite se lasciate in mano ai soliti accaparratori dj dividendi che di impatto ambientale se ne fregano.

L’Associazione dei bancari non nasconde il timore che una finanza del territorio possa risucchiare qualche beneficio per le comunità regionali ed implora che nessuno tocchi le grandi concentrazione dei mercanti dei soldi, perché sarebbe “un vulnus alle prerogative e alle competenze dello Stato nella disciplina dell’attività creditizia” e nessuno deve tagliare le unghie alla sua rapacità.

Buon ultima, ma autorevole, Banca d’Italia urla alla luna che un po’ più di autonomia avrebbe “effetti distorsivi sulla localizzazione e sulla scelta degli investimenti delle imprese” preferendo di gran lunga il sistema attuale dove con il frusto alibi dello sviluppo del Sud, una montagna di soldi viene gettata al vento con cattedrali nel deserto, poli di sviluppo che producono aria fritta ed aziende foraggiare dallo Stato per creare postifici parassitari e tanta burocrazia.

Hanno ragione queste cassandre bancarie nel predire catastrofi e sconquassi ?

A mio modesto parere, hanno perfettamente torto.

In difesa della controautonomia della casta romana non sono soli e, temo, vinceranno.

Alle schiere scelte dei padroni della finanza sono pronti alla lotta una sinistra che ha abbandonato il “chi non lavora non mangia” del movimento operaio, dei grillisti super assistenzialisti ma soprattutto le truppe d’assalto dei nazionalisti che hanno la maggioranza nel nuovo governo.

Saranno loro, ammucchiati alla cosiddetta “Opposizione” a far fallire ogni tentativo di dare al Nord, almeno in parte, quello che e’ del Nord.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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