di Gigi Cabrino – È un’analisi positiva quella che Confesercenti fa dei dati su mini crescita del pil e inizio di rallentamento dell’ inflazione; tuttavia manca, per la confederazione, la spinta attesa dagli investimenti dei Pnrr che stenta a partire.
L’economia italiana va (un po’) meglio del previsto. Nonostante le attese di un primo trimestre “debole” e un contesto internazionale oggettivamente difficile, tra gennaio e marzo l’economia italiana mette a segno una crescita dello 0,6% sullo stesso periodo dello scorso anno. Anche i dati sul rientro dell’inflazione, ad aprile di nuovo in frenata dopo l’accelerazione di marzo, sono incoraggianti.
Così Confesercenti commenta le stime sul Pil del primo trimestre e sui prezzi di aprile, diffuse oggi da Istat.
L’andamento della crescita nei primi tre mesi dell’anno appare dunque positivo, soprattutto perché le previsioni di consensus indicano la crescita allo 0,7% su base annua, con una forbice tra lo 0,5% e lo 0,9%. Anche i consumi delle famiglie dovrebbero “adeguarsi” e restare intorno all’1% di variazione. Anche il rientro dell’inflazione, infatti, che ad aprile segna un aumento del +0,9% su base annua, rispetto al +1,2% di marzo, contribuisce al recupero del potere d’acquisto, iniziato già negli ultimi mesi dello scorso anno. Preoccupa ancora, però, per l’impatto sulla spesa delle famiglie, la crescita notevole dei prezzi dei beni energetici regolamentati che questo mese risalgono a +0,8% dal -13,8% di marzo. Anche la dinamica su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” continua a rallentare: ci sono le condizioni, ci sembra, per attestarci sotto il 2% medio annuo.
Si stenta invece ad intravvedere il contributo degli investimenti pubblici, in particolare del Pnrr, alla crescita: secondo le quantificazioni ufficiali, l’attuazione del Piano dovrebbe imprimere agli investimenti una spinta aggiuntiva di quasi quattro punti, offrendo così piena compensazione sia al rallentamento atteso dal venir meno degli incentivi edilizi, sia all’effetto depressivo esercitato dagli alti tassi di interesse. Per ottenere l’esito atteso, la spesa connessa al PNRR dovrebbe però aumentare nel 2024 di quasi 20 miliardi rispetto al 2023: sostanzialmente, dobbiamo accelerare per recuperare tutto il ritardo accumulato nel passato triennio. Ma anche la BCE deve sostenere la crescita, anticipando la riduzione dei tassi di interesse.