di Davide Parente – Come ha appena riportato un’agenzia di ADNKronos ecco la testimonianza di Tatiana Maouad, cittadina italiana di padre libanese, residente a Beirut dal 2017: Mi hanno chiamato da Cipro per chiedermi se stavo bene, non è normale 2.750 kg di esplosivo in zona residenziale’. Una catastrofe enorme, che colpisce un paese già piegato dalla crisi economica e dalla pandemia. Ero con un gruppo di amici in un posto distante circa 40 chilometri dalla città, dal posto devastato dalle esplosioni. Eravamo all’aperto e nel corso del pomeriggio abbiamo sentito diversi aerei che giravano intorno, facevano avanti e indietro, volando a bassa quota. Non aerei civili, ma piccoli aerei che forse effettuavano controlli, perché era il primo giorno di riapertura dopo una nuova settimana di lockdown”. “Ad un certo punto abbiamo sentito una piccola esplosione e poi subito dopo un’esplosione enorme, veramente enorme”, racconta Tatiana spiegando che la comitiva di amici è subito salita in macchina per tornare verso Beirut e che strada facendo ha incontrato gente che urlava per strada, caos, vetri rotti”. “Il rumore della deflagrazione – spiega – era stato così forte che mi chiamavano da Cipro per chiedermi se stavo bene”. Entrati in città abbiamo visto cosa era accaduto, la parte vecchia completamente distrutta, e a casa mia, situata a 15 chilometri dal luogo dell’esplosione, il salotto andato. Il mio amico, che lavora in uno dei tre ospedali colpiti, mi parlava di feriti curati nel parcheggio, per terra”. Da ieri, tante sono le ipotesi circolate sui media per cercare di individuare le cause di una cosa che appare inspiegabile: “L’unica cosa che posso dire – dice ancora Tatiana – è che non mi pare normale avere 2750 tonnellate di preparati esplosivi in una zona residenziale. Potevano metterla lontano, in qualche montagna…Questa è l’unica cosa che a me non torna…tante cose girano sui media ma quello che si può dire è che si tratta di una catastrofe. Se prima bisognava aiutare la gente dandole da mangiare, adesso bisognerà anche darle da dormire”. Quanto all’ipotesi del dolo, di un attacco, conclude: “Se questo fosse vero vorrebbe dire che si è voluto colpire anche oltre, non solo con l’esplosivo, ma anche con le sostanze chimiche che avvelenano l’aria, per spaventare”.
“Danni a casa mia a 15km dal porto”. La testimonianza di un’italiana in Libano
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