A giugno lo Stato ha incassato 64 miliardi di tasse. Ma non basta. Italia paese in cui è anche più difficile pagarle

1 Luglio 2023
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A giugno il fisco ha cominciato seriamente a presentare il “conto” agli italiani: l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) ha stimato in 63,9 miliardi di euro l’ammontare complessivo delle tasse che, entro ieri, sono state versate nelle casse dello Stato. La Cgia precisa che giugno, assieme a novembre, è da sempre il mese dove si concentra il maggior numero di scadenze fiscali. Gli imprenditori, in particolar modo quelli di piccola dimensione, subiscono 80 scadenze tributarie e contributive ogni anno. Nello scorso mese l’impegno economico più gravoso ha riguardato il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, che ammontano a 13,9 miliardi. Per i contributi con scadenza mensile (imprese e autonomi), il versamento dell’Iva relativa a maggio ha toccato i 13 miliardi. Altrettanto oneroso il versamento del saldo 2022 e dell’acconto 2023 relativo all’Ires, pari a 12,7 miliardi. Il pagamento della prima rata dell’Imu-Tasi sulle seconde-terze casse, sui capannoni, gli uffici ei negozi è costato 9,8 miliardi. Il saldo 2022 e l’acconto 2023 dell’Irap valgono 4,9 miliardi. L’Irpef in capo a tutti i lavoratori indipendenti e agli altri percettori di reddito è costata 3,7 miliardi, mentre la Tari ha fatto incassare 2,6 miliardi. 

Nell’Ue solo la Francia e il Belgio – ricorda la Cgia- hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro: se a Parigi la pressione fiscale nel 2022 era al 47,7% del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1%; in Italia invece ha toccato la soglia del 43,5%. Tra i 27 dell’Unione, la Germania è al nono posto con una pressione fiscale del 41,9%, la Spagna al 12/o posto con il 38,5%. 

La media dei Paesi dell’Eurozona è stata del 41,9%. Oltre ad avere un carico fiscale tra i più elevati d’Europa, l’Italia, assieme al Portogallo, è il paese dove pagare le tasse è più difficile, in particolar modo per le imprese. Secondo le ultime statistiche elaborate dalla Banca Mondiale (Doing Business 2020), i nostri imprenditori “perdono” 30 giorni all’anno, pari a 238 ore, per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute, per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle, per effettuare il pagamento on line o presso le autorità preposte. In Francia sono necessari 17 giorni (139 ore), in Spagna 18 (143 ore) e in Germania 27 (218 ore), mentre la media dell’area dell’Euro è di 18 giorni (147 ore). I dati si rivelano a una media impresa (società a responsabilità limitata), al secondo anno di vita e con circa 60 addetti.

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