COMUNISTI PADANI RISPOLVERATI? NO, GRAZIE. Abbiamo ancora bisogno di partiti del Nord per una nuova stagione autonomista

1 Luglio 2023
Lettura 1 min

di Cuore Verde – In un suo recente commento (https://www.lanuovapadania.it/opinioni/dal-sole-delle-alpi-al-sol-dellavvenire-il-popolo-e-il-congresso-della-lega-piemontese-curiose-coincidenze-con-liconografia-del-socialismo-in-italia-e-cina/) il direttore de La Nuova Padania Stefania Piazzo ha evidenziato come la scenografia dell’ultimo congresso regionale della Lega Piemonte, tenutosi il 25 giugno a Chivasso, derivi chiaramente da una iconografia di stampo socialista (“l’orgogliosa classe lavoratrice”) di ispirazione cinese (“il sole nascente”). Figura anche la madre con il figlio (“la prole”) che si schiera con i lavoratori come nel “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo.

In mezzo al gruppo, si possono notare uno spaesato rider (simbolo contemporaneo dello sfruttamento del lavoratore precario) e un operaio con casco da lavoro che ricorda un po’ lo stile di alcuni manifesti degli anni ’70 della Repubblica Democratica Tedesca (la “Germania est”). Una scenografia che potrebbe essere ideale anche per un congresso di reduci del comunismo e nostalgici del socialismo reale. Eppure, si tratta della Lega di Salvini. In alcune foto il leader leghista, nel suo intervento al congresso, ha alle sue spalle proprio questa scenografia. Salvini ha portato la Lega dalle rive del Po ai lidi romani innalzando il tricolore al motto nazionalista di “prima gli italiani”.

Slogan peraltro esposto in evidenza nella sala del congresso piemontese. In sostanza, Padania addio… Salvini, nonostante il suo attuale declamato “orgoglio italiano”, nel 1997, alle elezioni del Parlamento della Padania, si era presentato come capolista dei Comunisti Padani, che ottennero 5 seggi su 210. Ho conservato un articolo dell’epoca, a firma dello stesso Matteo Salvini, nel quale viene chiaramente spiegato il programma dei comunisti padani. E’ ben noto come poi Salvini abbia intrapreso altri percorsi, programmi e impegni politici. I simboli e le icone sono tuttavia molto importanti. Suscitano risposte inconsce. 

Ritornano i Comunisti Padani? Non conoscendo le reali motivazioni di una scelta iconografica ispirata ad uno stile “socialista”, mi limito a chiedermi soltanto se possa rappresentare più genericamente un inconsapevole desiderio di una nuova lega o di nuovi partiti padani. Abbiamo ancora bisogno di partiti padani per una nuova stagione autonomista? L’esperienza dei partiti padani del 1997, di tutti i partiti padani, di destra e di sinistra, liberali, libertari, cattolici socialisti, socialdemocratici e anche radicali, andrebbe comunque studiata, compresa ed attualizzata con proposte politiche coordinate tra loro ma non eterodirette da un unico soggetto politico, come invece fu all’epoca, per il raggiungimento dell’obiettivo comune: la Padania.

Nuovi partiti padani per “marciare divisi e colpire uniti”. In quell’immensa prateria dell’astensionismo che ormai supera il 50% degli elettori, con punte del 60% in Lombardia, ci sarà pur spazio per iniziative politiche plurali di rinascita padana. L’illusione del partito padano unico ed “ecumenico” è stata ormai ampiamente superata. In Catalogna, per esempio, i partiti locali, pur declinando ciascuno i propri diversi orientamenti politici, sono per la maggior parte indipendentisti. Per una analisi approfondita dell’interessante esperienza delle elezioni del Parlamento Padano, consiglio la lettura del recente testo “Padani alle urne” di Gabriele Maestri.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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