di Roberto Gremmo – Se fossi un lombardo che ha votato la Leghissima credendo di sostenere il “sindacato del nord” sarei davvero deluso, da quando il senatore di Reggio Calabria ha sfornato a sorpresa la parola d’ordine “prima gli italiani”.
Se fossi un povero pensionato Lombardo con la minima non riuscirei a capire perché il governo di cui la Lega fa parte continua a foraggiare falangi di giovani nullafacenti.
Se fossi un militante della vecchia Lega Lombarda mi chiederei che senso ha dover allestire inutili e vuoti gazebo per dei referendum senza valore.
Se fossi un amministratore legato al territorio mi preparerei a tempi neri perché di autonomie regionali non parla più nessuno.
Se fossi un deputato della Lega per Salvini premier leggerei con crescente timore i sondaggi che inesorabilmente indicano un calo di consenso enorme, talmente vistoso da mettere a rischio la mia poltrona.
Se fossi un ministro della Lega vorrei capire come posso lavorare sereno al governo quando il segretario del mio partito, un giorno sì e l’altro anche, si mette di traverso e fa la guerra ma il mattino dopo si rimangia le critiche ed ostenta buoni rapporti con il presidente del consiglio venuto dalla perfida burocrazia europea.
Se fossi un elettore di centro-destra non riuscirei a comprendere come posso fidarmi di un partito che in Lombardia e’ alleato della fiamma nazionalista ed a Roma va a braccetto con la Boldrini, Speranza e Cirinna’.
Se fossi Salvini disferei le valigie, starei in religioso silenzio per una settimana, ascolterei il dissenso che cresce fra i miei e passerei la mano.
Ma, per mia fortuna, non ho tutti i grattacapi di un capo popolo perduto nel labirinto. Senza uscita.