I libri all’indice democratico. Il politicamente corretto che decide per noi cosa è “giusto” leggere

18 Maggio 2021
Lettura 1 min

di Roberto Gremmo – “Salviamo dal macero i libri sulla Resistenza”. Una ferma protesta viene lanciato sul “Fatto quotidiano” da Tomaso (una emme sola, noblesse oblige!) Montanari, un cattedratico fiorentino, professore ed opinionista delle TV per persone intelligenti perche’, a suo dire, la biblioteca comunale di Castiglion Fiorentino avrebbe mandato al macero una carrettata di preziosi liberi sull’antifascismo e la Resistenza.

L’appello sarebbe condivisibile, se non fosse un meschino pretesto per elogiare, nel medesimo articolo, una libraia romana, va da se’ democratica, che si sarebbe rifiutata di vendere la recente autobiografia di Giorgia Meloni. Come nel medioevo, di cui il professor Montanari e’ esperto, i libri di autori non graditi vanno messi all’Indice, in nome della vigilanza antifascista perche’, ci proclama l’uomo di alta cultura, “rifiutarsi di vendere un libro della leader di un Partito così compromesso col Fascismo non solo e’ lecito, ma encomiabile”.

Sarei portato ad escludere che un esponente politico prudente ed avveduto come la segretaria di “Fratelli d’Italia” sia scivolata in una penalizzante e controproducente apologia del Duce proprio adesso che sta per… bagnare il naso al nostro sfortunato apripista Capitan mohito. Tuttavia, al di là del contenuto, che può e se si vuole criticare, mi sembra rivelatore di una mentalità totalitaria che si difendano i libri dal contenuto condiviso e invece si elogi l’ostracismo per quelli sgraditi.

E invece tutti quelli che Pansa bollava come “guardiani della memoria” non perdono il vizio della doppia verità di Togliattiana (infausta) memoria e selezionano a parer loro cosa e’ valido e cosa va invece tolti di mezzo. Io non leggerò mai le biografie o le memorie di personaggi come il Capitano, la piccola italiana o il Che Guevara a cinque stelle, diventati leader di primo piano solo grazie alla deriva della politica italiana dove la selezione della classe dirigente non avviene in base al merito, ma con un casting di telegenia e una prova di affabulazione demagogica.

Ma voglio che le loro opere siamo disponibili, consultate e commentate liberamente. L’esimio professore scrive di temere i fascisti “perché se vincessero di nuovo, sarebbe la libertà a sparire”. Per parte mia, mi spaventano di più quelli che vogliono decidere loro cosa si può far leggere alla gente. La dittatura del politicamente corretto rischia di renderci tutti schiavi di un pensiero unico. E questo non va bene.

Photo by Eugenio Mazzone 

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