Grillo Conte Casaleggio Salvini Meloni: un rebus facile da risolvere con le tre Italie

2 Luglio 2021
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di Sergio Bianchini – Sembra un rebus insolubile e capriccioso, in realtà siamo di fronte all’ennesima manifestazione dell’esistenza inconsapevole delle tre Italie che cercano, ma inutilmente, una rappresentazione politica ed economica. Ma rifiutando l’esplicitazione delle tre realtà è impossibile una riorganizzazione ragionevole ed equilibrata dello stato a tutti i livelli.

Il blocco centrosudista realizzato 40 anni fa con il compromesso storico tra DC e PCI ha portato il paese sull’orlo della catastrofe finanziaria che il covid ha solo momentaneamente rinviata.

In 40 anni il cappio fiscale posto dal blocco centromeridionalista sul nord ha quasi strangolato lo sviluppo economico perseguendo uno stato sociale e assistenziale assolutamente sproporzionato alle reali capacità del paese.

Il nord all’inizio ha reagito d’impeto pensando ad una secessione impossibile e non elaborando davvero una linea di riorganizzazione federalista dello stato. Poi, difronte all’impossibilità della secessione rifiutata anche al nord dove non prese mai la maggioranza, si è posizionato su un un nazionalismo empirico che a parte la lotta all’immigrazione clandestina e alla magistratura centrosudista generosa con tutti fuorchè i padani, non sa cosa fare.

Verso il 2000 era già chiaro che il blocco assistenziale centro meridionalista fosse al termine e chi vuol vedere capisce che ormai anche le pensioni sono a rischio.

Renzi cominciò a separarsi dal blocco centro sudista e lo mise in crisi, ma il nord non capì e preferì osteggiarlo. Il sud capì perfettamente e lo odiò. Il centro Italia invece all’inizio lo seguì.

Nel centro Italia la consapevolezza che sia ormai impossibile spennare ulteriormente il nord è molto cresciuta e Grillo stesso, tipico uomo dell’Italia centrale, aveva ed ha una visione che non esclude il nord. Ma accoglie il nord utopistico, filosofico- utopistico del nordico Casaleggio, e non pone il problema delle risorse, della fame incrollabile del sud o comunque non sa conciliare le due cose. Lo scontro con Conte è spiegabilissimo in questo quadro. Grillo in fondo non vuole separarsi dal nord. Conte nemmeno, ma solo con l’illusione, assieme a Zingaretti, di poter continuare il blocco quarantennale e la spremitura.

Anche Meloni e Calenda sono espressione della nuova consapevolezza del centro Italia che comprende come il centro meridionalismo antinordico sia finito.

Nessuno però ha ancora il coraggio di esplicitare la dinamica una e trina della nazione e quindi non si riesce a trovare e nemmeno a pensare una riorganizzazione dello stato e del paese realmente aderente alla realtà italiana dove esistono chiarissimamente tre macroregioni con dinamiche culturali e politiche ed economiche differenziate che devono sempre trovare uno sbocco. Uno sbocco fino ad ora improprio e distorto.

Il nord è cieco, sordo e muto, forse vicino ad una crisi di nervi.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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