di Luigi Basso – L’AIFA, l’Agenzia italiana del Farmaco, pubblica ogni anno sul suo sito un rapporto sull’andamento delle campagne di somministrazione di tutti i tipi di vaccino, da quelli anti influenzali a quelli antipneumococcici e antimeningococcici, passando contro morbillo, rosolia, etc etc.
Per l’anno 2019 il rapporto AIFA (che si trova qui https://www.aifa.gov.it/documents/20142/241052/Rapporto_Vaccini_2019.pdf) fa sapere che su oltre 23 milioni di vaccini somministrati si sono registrate 6757 reazioni avverse, 5.270 delle quali riferite alla campagna del 2019 e le restanti 1.487 riferite a campagne svolte negli anni precedenti, per un tasso di 22 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate.
Di queste 6757 reazioni avverse l’80% è di tipo non grave, mentre il restante 20% circa è definibile di tipo grave; l’1,2% delle reazioni avverse ha avuto come esito successivo (post hoc non significa propter hoc) alla segnalazione il decesso.
Per gli anni precedenti, le campagne di vaccinazione hanno avuto numeri simili.
Venendo ora all’esame delle reazioni avverse segnalate dopo la somministrazione dei soli vaccini anti Covid 19, l’AIFA nell’ultimo suo rapporto ci fornisce i seguenti dati (che si trovano qui https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1315190/Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_5.pdf).
Al 26 maggio 2021 erano state somministrate 32.429.611 dosi di vaccini anti Covid e si sono registrate 66.258 reazioni avverse, riguardanti per il 72% circa il solo vaccino Comirnaty della Pfizer.
Ciò porta ad un tasso di segnalazione di 204 su 100.000 dosi somministrate, cioè circa 10 volte tanto il tasso di segnalazione di tutti i vaccini somministrati per tutte le tipologie messi insieme.
Le segnalazioni gravi sono state il 10%, con tasso di 21 ogni 100.000 dosi somministrate e nello 0,5% dei casi dopo la segnalazione è stato esitato il decesso del paziente.
AIFA ci dice a pagina 13 del rapporto che secondo l’algoritmo dell’OMS solo il 17% delle segnalazioni gravi non ha nulla a che vedere sicuramente col vaccino, mentre circa la metà è collegabile al vaccino ed il 32% è incerto.