Il Partito Sardo d’Azione supera la lista mojito. Alle Europee un patto con i movimenti federalisti e autonomisti, non con i partiti di Roma

28 Febbraio 2024
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di Roberto Gremmo – Il Partito Sardo d’azione esce a testa alta da queste elezioni, anche perché ha superato la mojito-lista, dimostrando la sua solidità e il sempre valido messaggio autenticamente autonomista.

Ma ora e’ a un bivio: o continuerà a subire le imposizioni del potente (si fa per dire) alleato continentale, naufragando con lui sulle prossime bocche di Bonifacio o, prendendosi un nuovo ruolo politico, potrebbe decidere coraggiosamente di porsi alla testa di un nuovo fronte delle formazioni portabandiera delle minoranze etniche e delle nazioni senza Stato.

Dopo la sconfitta della coalizione in cui era ingabbiato, è logico che il Partito Sardo d’Azione convochi d’urgenza un congresso straordinario per valutare la nuova situazione che lo relega fuori dal governo regionale e lo costringere ad inghiottire in silenzio le capriole del Capitano.

In ogni caso, una riflessione s’impone, perciò mi permetto di fare qualche considerazione, con tutto il dovuto rispetto e la totale simpatia per il partito di Lussu e di Culumbu, che nel 1973 conobbi bene ad Alghero, quando con Anna Sartoris e Gustavo Buratti pubblicavamo l’ “Informazione Catalana”.

Come dimostrano le manovre occulte che cercano di sbarrare la strada ai movimenti identitari con vergognose trappole regolamentari, i partiti del sistema centralista temono sul serio che alle prossime elezioni europee possano concorrere dei difensori delle idee federaliste.

I sardisti hanno l’esenzione dalla raccolta capestro di migliaia di firme per la presentazione delle liste; già nel 1984  concorsero alle elezioni europee in tutta Italia e con successo alleati coi valdostani ed ora corrono il rischio di subire sempre e soltanto umiliazioni da alleati a vocazione strutturalmente centralista.

Perché non pensare a una politica nuova ?

Una alleanza come quella realizzata nel 1979 da Bruno Salvadori rappresentava minoranze linguistiche, gruppi federalisti, fautori delle autonomie, difensori delle specialità regionali.

Sono passati gli anni, ma oggi più che mai un simile aggregato potrebbe diventare l’unica novità, riuscendo ad attrarre significativi consensi.

Scelgano i Sardisti, ma c’è poco tempo: o a rimorchio dei partiti romanocentrici ed euromilitaristi o alla testa del risorgimento dei (veri) Popoli.

Forza Paris.

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