Quell’idea di Grillo sul voto agli ottantenni “inutili”. Prima i tiktoker

20 Giugno 2023
Lettura 3 min

di Stefania Piazzo – Non è la prima volta che Beppe Grillo invoca, tra il serio e il faceto, di togliere il diritto di voto agli anziani. Il che significa che per i 5 Stelle è caduto un dogma: uno non vale uno. Meglio il consenso di uno youtuber, quindi, che vive magari di challenge fino alla morte altrui, che tikitoka da mattina a sera o di un analfabeta funzionale da 16 anni a 79 anni, piuttosto che mia madre che, a 83 anni, legge un libro ogni tre giorni. E asfalta, come tanti over, i laureati ai quizzoni in tv quando bucano domande di cultura generale. Quella che c’era nella scatola del Rischiatutto.

Per Grillo però la nuova idea è quella di mutuare il diritto di voto all’aspettativa di vita, e silenziare chi secondo un “censo” anagrafico, è solo un peso, e avere come criterio la giovinezza e non la capacità di comprensione degli eventi. Idea che il comico rilancia dal palco: “Io darei il voto ai sedicenni, ma andrei oltre. Andrei per aspettativa di vita, un sedicenne dovrebbe votare 8 volte e un ottantenne non dovrebbe votare”. Parole proferite alla manifestazione del M5s a Roma.

La prima volta che Grillo propose ti rimpiazzare gli anziani con giovanotti e giovanotte, era stato nell’ottobre 2019: “Privare il diritto di voto agli anziani, ovvero eliminare il diritto di voto ad una certa età”, per garantire “che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale“. Era un lungo post sul suo blog, dal titolo “Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?“. Un nuovo disegno sociale, un’altra società.

E aggiungeva: “Questi dati dimostrano senza ombra di dubbio che le decisioni prese dalle generazioni più anziane influenzano gli interessi delle generazioni più giovani e non ancora nate. Ma privare il diritto al voto dei cittadini più anziani sarebbe giusto?“, si domanda Grillo. “La prima opposizione sarebbe quella della discriminazione, fondata sull’età. Ma è falso – sostiene – affinché vi sia discriminazione vi deve essere un trattamento diverso tra due o più gruppi/identità basato su alcune caratteristiche arbitrarie”.

Ma l’idea di democrazia è variegata per il comico. Il 24 settembre 2020 ad essere derubricati a quasi inutili furono i Parlamenti. “Quando usiamo un referendum usiamo il massimo della espressione democratica. Domandarmi di votare si o no alla riduzione dei parlamentari, io che non credo più in una forma di rappresentanza parlamentare ma credo nella democrazia diretta fatta dai cittadini attraverso i referendum, è come chiedere ad un pacifista di essere a favore o meno della guerra”.

Ma non è finita. 24 settembre 2020., ancora. Si possono anche ipotizzare altre modalità di scelta della classe politica? Certo che sì.

“L’estrazione a sorte, perché no? Se una persona in una giuria popolare può dare un ergastolo può anche occuparsi, a tempo determinato, del suo comune, della sua regione, del suo Paese”.

Il 16 settembre dello stesso anno, a fine conferenza stampa al Senato il padre del movimento cinque stelle affermava che “Le dittature funzionano meglio delle democrazie. Paradossale”. 

Il 1° settembre 2020 è la volta di come poter capitalizzare il valore dei dati personali. “Se tutto il mondo converge a dire che la nuova ricchezza e i nuovi soldi sono i dati, siccome i dati li fornisco io, io sono diventato una risorsa, un cliente. Io non sono una risorsa, sono un cittadino, non sono un cliente. Vorrei capire se si può fare per una città come Roma un database di tutti i dati dei romani, della metropolitana, della stazione, di come si muovono. Tutti i dati dei romani in un database in mano al Comune di Roma. E ogni volta che una società di marketing vuole dei dati sui romani, paga – ha sottolineato Grillo – e questi soldi vengono redistribuiti ai romani. Sarebbe un modo di rifinanziare la Capitale d’Italia, senza gravare sul debito, anzi” la Capitale sarebbe “finanziata dai romani stessi. Un miracolo”. 

Ci meritiamo qualcosa di meglio di chi sventola rosari o di chi vuole aprire sedi istituzionali come scatolette di tonno. Ma se invece di votare per età, votassimo tutti per conoscenza?

Un episodio capita a fagiolo. L’altra sera un amico ex parlamentare raccontava di essere entrato in una libreria e di essere stato riconosciuto da un giovane addetto vendita per il suo trascorso politico. Un altro ragazzo, anche lui addetto ai libri, invece, non sapeva chi fosse. Alla domanda dell’ex politico: “Ma sai come viene eletto il Parlamento, come vengono nominati i ministri?”, il giovane ha risposto: “Non lo so, non mi sono mai interessato di queste cose. in fin dei conti ho solo 22 anni”. Però in cabina elettorale ha una aspettativa di vita per cui potrebbe, per Beppe, votare otto volte e non una. Avanti Savoia.

da sito epistrocratico.it

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