E’ caos liste d’attesa. Fuori tempo massimo 1 visita urgente su 2

10 Novembre 2023
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La metà delle visite o degli esami diagnostici classificati come Urgenti, e dunque da erogare entro 72 ore dalla prescrizione del medico, vengono effettuate oltre il limite massimo. È uno dei dati emersi dalla ricerca ‘Monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali – anno 2023’, realizzata da Agenas insieme a Fondazione The Bridge. La ricerca non si riferisce all’intero territorio nazionale, ma considera i dati di prenotazione ai Cup di 6 Regioni (Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Marche) a cui si aggiungono alcune Asl del Veneto, Umbria, Lazio, Abruzzo, Sardegna, Campania e Calabria. Tiene inoltre in considerazione soltanto una settimana campione – quella dal 22 al 26 maggio 2023 – analizzando i dati relativi a 14 visite e 55 prestazioni di diagnostica. L’indagine mostra la complessità del fenomeno lista d’attesa. Secondo i dati Agenas nel caso delle visite urgenti, per esempio, nel momento in cui il cittadino riesce a ottenere una prenotazione, nell’84% dei casi questa viene erogata entro 3 giorni. tuttavia, questi dati scontano spesso un ritardo iniziale: il Cup può, infatti, lasciare l’utente in attesa prima di fornire una data di prenotazione: nell’81,3% dei casi questa attesa si protrae per 2-30 giorni, spesso ben oltre la scadenza indicata dalla data di priorità. Considerando questo fattore, la percentuale che riceve la visita o l’esame entro tre giorni dalla prescrizione scende al 61%. C’è poi una parte dei cittadini che preferisce rinunciare alla prima opzione fornita dal Cup per esempio per l’impossibilità di raggiungere la sede o perché preferisce rivolgersi a una particolare struttura. Tenendo conto di questo fattore, solo il 50% ottiene la visita urgente nei tempi stabiliti. Allo stesso modo, le prestazioni classificate come B (Brevi) sono erogate nei 10 giorni stabilità nel 58% dei casi (nel 76% se si considera la prima disponibilità al momento della prenotazione e il 43% dal momento della prescrizione). Quelle D (Differite) nel 46% dei casi (65% e 41%). 

“Le raccolte dati sulle liste d’attesa realizzate negli ultimi due anni dall’Osservatorio Healthcare Insights, promosso da Fondazione The Bridge, evidenziavano un quadro complessivo di scarsa confrontabilità dei dati tra le Regioni, ma anche tra quelli di una stessa Regione, se considerate diverse annualità. Inoltre, i dati forniti erano spesso incompleti”. 

Così Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge, intervenendo al ministero della Salute alla presentazione della ricerca realizzata da Agenas e Fondazione The Bridge ‘Monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali – anno 2023’ parlando di “caos sulle liste d’attesa”. “Servono – dice – regole univoche per raccolta dati delle Regioni”. Alla luce di questa situazione, “il cittadino si trova oggi in una situazione di grave carenza informativa, non avendo accesso a tutte le informazioni necessarie per comprendere l’andamento della prestazione del servizio sanitario nazionale, nonostante sia il suo diritto”, ha aggiunto Iardino.

“Fontana spieghi perché la Lombardia si rifiuta di fornire ad Agenas i dati dei tempi di attesa della sanità regionale. Teme che si veda che la situazione è drammatica? Serve un’operazione verità, quello che non serve ai lombardi è un presidente che si nasconde. Per rilanciare il servizio sanitario regionale ci vuole il massimo della trasparenza”. Lo dichiara Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd al Consiglio regionale della Lombardia. 

Mi dispiace che la Lombardia sia tra le Regioni che non hanno voluto o saputo fornire ad Agenas i dati sui tempi d’ attesa delle prestazioni ambulatoriali”. A sottolinearlo l’ex assessore al Welfare lombardo e ora presidente della consulta nazionale di Forza Italia Letizia Moratti, che riprende un’anticipazione del ‘Corriere della Sera’ sullo studio sulle liste d’attesa diffusa anche oggi e condotto dall’agenzia ministeriale in collaborazione con la fondazione The Bridge. I due enti hanno sottolineato che solo 13 Regioni su 21 hanno collaborato, e tra queste non c’è la Lombardia. “La diffusione dei dati in modo trasparente è anche importante per costruire un rapporto di fiducia tra cittadino e istituzioni. Da assessore al Welfare di Regione Lombardia, ho molto insistito su questo punto”, sottolinea Moratti. Ad esempio, “durante la campagna vaccinale ho voluto che i dati venissero diffusi puntualmente anche in formato aperto e credo che la Lombardia sia stata l’unica Regione a fornire i dati sulla percentuale di cittadini vaccinati comune per comune”. E invece, sulle liste d’attesa dice che “anche in conseguenza della pandemia, aveva chiesto un monitoraggio puntuale del rispetto dei tempi d’attesa e aveva costituito una task force che aveva come mandato anche la raccolta dei dati”. Insomma, “una moderna governance non può prescindere da una visione data guidata e la Lombardia deve essere, anche in questo caso, locomotiva per l’intero Paese e non fare il fanalino di coda”, sottolinea Moratti.

La Direzione Welfare di Regione Lombardia, in una Nota, comunica di “aver sempre fornito ad Agenas e agli Enti Centrali preposti i dati richiesti per le rilevazioni di monitoraggio dei tempi di attesa . ​​Analogamente, anche per analisi sullo stesso tema promosso da Fondazione The Bridge”. “Quella che oggi viene presentata sugli organi di stampa – prosegue la Nota – è una ricerca ‘pilota’, cioè una sperimentazione proposta da Agenas in collaborazione con la Fondazione The Bridge per la quale anche la Lombardia aveva un suo tempo dato disponibilità di adesione, ma a cui, poi, non ha potuto partecipare perché non avrebbe potuto garantire la completezza e l’uniformità dei dati richiesti, non appartenenti a un flusso consolidato”. “Anche durante la presentazione odierna della ricerca da parte di Agenas – si legge ancora nella Nota – è stato specificato che l’adesione delle Regioni era stata inizialmente maggiore ma poi, a causa di problematiche tecniche, il numero di Regioni si è ridotto a 13 (di cui solo 6 con dati di tutte le aziende e 7 con dati riferiti solo ad ‘alcune aziende’)”. “Nella stessa presentazione, analizzando i dati regionali sulla produzione sanitaria del primo semestre 2023 rispetto al 2019, viene inoltre sottolineato che la nostra Regione si posiziona al terzo posto per il recupero delle prestazioni in generale e al primo per quanto riguarda le ‘prime visite’ asserendo che ‘La Lombardia evidentemente sta facendo degli sforzi importanti per il recupero delle prestazioni e delle liste d’attesa’.

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