di Marcus Dardi – La leggenda del Piave, conosciuta anche come la canzone del Piave, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946) è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.
Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta che usava lo pseudonimo di E.A.Mario.
I fatti storici che ispirarono l’autore risalgono al giugno del 1918 quando l’Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l’esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto.
La Landwehr (l’esercito imperiale austriaco) si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume.
Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d’Italia che costrinsero gli Austro-ungarici a ripiegare.
Ascoltare questa canzone è come studiare su un libro di storia con la differenza che con la musica i contenuti si conservano meglio nella memoria.
Questa canzone è una memoria storica da tramandare, da spiegare e da insegnare.
La I Guerra mondiale fu per noi la IV Guerra di Indipendenze poiché noi l’abbiamo combattuta per riprenderci i territori di Trento e Trieste.
Ecco a cosa serve il giornalismo-cantato, serve a tramandare storia e tradizioni in un modo più fruibile a volte allegro, a volte serio ma sempre ricco di storia.
TESTO
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti, tacere bisognava andare avanti
S’udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar de l’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero, il Piave mormoro’
Non passa lo straniero
Ma in una notte triste si parlo’ di un fosco evento, e il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha visto venir giu’ lasciare il tetto
poiche’ il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque dai lontani monti, venivano a gremir tutti i suoi ponti
S’udiva allor dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l’onde
Come un singhiozzo in quell’autunno nero, il Piave mormoro’
Ritorna lo straniero
E ritorno’ il nemico per l’orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassu’ voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora
No disse il Piave no dissero i fanti, mai piu’ il nemico faccia un passo avanti
Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combattevan l’onde
Rosso del sangue del nemico altero il Piave comando’
Indietro va’ o straniero
Indietreggio’ il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l’ali al vento.
Fu sacro il patto antico tra le schiere furon visti.
risorgere Oberdan Sauro e Battisti
Infranse alfin l’italico valore, le forche e l’armi dell’Impiccatore
Sicure l’Alpi libere le sponde e tacque il Piave si placaron l’onde
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi la Pace non trovo’
ne’ oppressi ne’ stranieri