La bella Gigogin e l’eterna lotta all’impero

13 Marzo 2020
Lettura 1 min

di Marcus Dardi – Scritta dal maestro Paolo Giorza nel 1858 questa canzone, per la storia di Milano e dell’Italia intera, è importantissima poiché, con allegria, ha lasciato un segno indelebile nella storia del Risorgimento.
Gigogin, in piemontese, è il diminutivo di Teresina.
E chi era questa Teresina?
La Teresina era una vivandiera volontaria che lavorava nelle locande del lontano 1848. Il’48 fu un anno davvero drammatico nella storia europea poiché scoppiarono molte guerre in tutto il continente.

Il Regno d’Italia è nato il 17 marzo del 1861 con l’unione di casa Savoia con il Regno delle due Sicilie. Prima di allora la Lombardia faceva parte del Regno del Lombardo-Veneto dominato dagli austriaci.
La Lombardia era uno dei territori più ricchi dell’impero Austroungarico perché era molto industrializzato e di conseguenza tartassato dalle tasse imperiali. Milano era anche la vice capitale dell’impero.
E quindi?

La nostra Gigogin, la Teresina, non era solo una semplice vivandiera, era anche una staffetta dell’esercito del Generale “La Marmora”. Portava i messaggi dell’esercito di liberazione Lombardo ai Piemontesi che stavano preparando un intervento di liberazione.

Le parole della storica canzone “La Bella Gigogin”, contengono molte allegorie anti-imperiali, ed eccole spiegate!
“Daghela avanti un passo” era un richiamo ed un invito all’esercito piemontese a venire in Lombardia per liberarla dagli austriaci.
“La dis che l’è malada” vuol dichiarare che la Lombardia soffriva a causa della dominazione dell’impero austroungarico.
“Per non mangiar polenta” era un riferimento al colore giallo presente nella bandiera austriaca di quei tempi.
“Lassala maridà” auspicava ed invocava l’alleanza tra Vittorio Emanuele II e Napoleone III contro il regno Austro-ungarico.

Ci tramanda la Storia che questa canzone venne suonata per la prima volta la sera di San Silvestro, al teatro Carcano di Milano era il 31 dicembre del 1858. Fu un successo unico e la canzone, suonata davanti al governatore austriaco come gesto di sfida, venne ripetuta 8 volte per le richieste di bis. Il colmo fu, che dato il successo del brano, gli austriaci la inserirono nel repertorio della loro banda e i milanesi se la ridevano alle loro spalle.

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