Revisione Patto stabilità, manca solo il SI della Svezia. Intanto arriva il via libera a procedure d’ingresso per Ucraina e Moldova nell’Ue

15 Dicembre 2023
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 “Posso informarvi che 26 leader hanno concordato la Negoziazione del bilancio”, ma manca l’unanimità perché un Paese non ha concordato: lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel al termine degli incontri, nella notte. Dovrei essere molto preciso. Un leader, la Svezia, deve consultare il proprio parlamento, il che è in linea con la procedura consueta per questo Paese”. Le decisioni richiedevano l’unanimità tra i membri dell’Ue. Tuttavia, Michel, che presiede il vertice di Bruxelles, ha definito l’avvio dei negoziati di adesione dei nuovi Paesi “un chiaro segnale di speranza per il loro popolo e per il nostro continente”.

 Resta solo uno il punto aperto nel negoziato per la riforma e riguarda la procedura per deficit eccessivo degli Stati che sforano il tetto del disavanzo al 3% del Pil. Il tema è se l’aggiustamento strutturale annuo pari allo 0,5% del Pil, previsto dalla riforma, deve essere rispettato comunque, o si possa fare un intervento minore considerando l’impatto degli interessi del debito. E’ quanto apprendeva ieri sera l’ANSA da fonti vicine al negoziato. Il testo della presidenza spagnola dell’Ue prevede che in via transitoria tra il 2025 e il 2027 si tenga conto degli interessi.

Nell’Unione europea è importante procedere “rapidamente” a concordare la riforma del Patto stabilità e di crescita. Lo ha ribadito il presidente della Bce, Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo.

 Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha indicato ai giornalisti di ritenere che “la riforma del Patto di stabilità possa essere chiusa entro la fine della presidenza spagnola della Ue”. Cioè entro fine mese. Il 20 è stata convocata la riunione straordinaria dell’Ecofin per videoconferenza. Dalle parole del premier spagnolo si desume che di fat

Ma il Consiglio europeo di ieri ha anche dato il via libera all’apertura dei negoziati di adesione Ue all’Ucraina e alla Moldova. Col solo veto di Orban. Il premier ungherese era assente, strategicamente.

Per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni c’è soddisfazione “per i concreti passi avanti nel processo di allargamento arrivati. Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Unione Europea e per l’Italia, giunto in esito a un negoziato complesso in cui la nostra Nazione ha giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia Erzegovina e i Paesi dei Balcani occidentali”.

“Tutti i paesi, esclusa l’Ungheria, sono d’accordo a stanziare i 17 miliardi di sovvenzioni all’Ucraina ma lo scontro è sulla riallocazione delle risorse già stanziate. L’Italia vorrebbe più fondi per la gestione della migrazione, dove l’ultima proposta ne prevede 9,6 miliardi. Anche qui, non si esclude che, se non si dovesse trovare un’intesa, si vada al piano B, ovvero si procede con il finanziamento a 26, senza l’Ungheria, garantito dagli Stati fuori dal bilancio Ue. A frenare però sugli altri capitoli sono anche i cosiddetti frugali. In serata si è replicato lo schema delle riunioni ristrette. Italia e Francia si sono riunite con Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, che vorrebbero limitare al minimo l’aumento di bilancio, fatti salvi i fondi per l’Ucraina”, riporta LaPresse.

In ogni caso, quel vertice all’hotel Arrigo a Bruxelles tra Meloni, Scholz e Macron sembra aver dati buoni frutti.

Sulla revisione del patto di stabilità infatti l ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Bruxelles per il vertice del Ppe, ha affermato: “Credo che si deve trovare un compromesso equo che non penalizzi l’Italia, e neanche la Francia, che ha una visione molto simile alla nostra”, auspicando “obiettivi realizzabili”. Sarà la volta buona?

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