Giorgia, sempre più premier. Che piaccia o no. “Non sono ricattabile, scelgo sempre liberamente”

4 Gennaio 2024
Lettura 4 min

di Stefania Piazzo – Chiunque abbia ascoltato la conferenza stampa di Giorgia Meloni, non può non aver colto, che piaccia o meno la linea politica e condivida o meno le scelte di governo, non può appunto non aver colto la fermezza della dialettica e la capacità di non girare attorno alle questioni. Io sono Giorgia, io sono il presidente del Consiglio. Io mi assumo le mie responsabilità. Il problema è che non tutti quelle responsabilità se le assumono. Sia che siano responsabilità personali, come il caso Pozzolo, sintetizzato in “chi ha un’arma ha dovere morale e legale di custodirla”, ad altre questioni “per cui penso che sia bene ricordare che non c’è uno che si assumere tutta la responsabilità e qualcun altro che pensa di non doverlo fare. Io su questo intendo essere rigida”.

“Non sono una persona ricattabile. Io scelgo sempre liberamente”, afferma alla stampa.

La leadership sul partito è speculare alla leadership della coalizione. Gli alleati in vista delle Europee hanno di che preoccuparsi per la personalità politica e la capacità di Giorgia Meloni di cambiare anche in casa sua, la ruota dell’auto in corsa. Finché saprà esercitare sull’opinione pubblica il suo carisma popolare e popolano (nel senso non dispregiativo del termine), riuscirà a rimediare agli svarioni e alle insufficienze dei risultati. Più europeista e più atlantista di Salvini, ha tutte le ragioni per poter affermare di ambire ad essere “il premier più longevo” nella storia dei governi. E se il premierato che promette, porterà a eleggere il suo successore, senza escludere se stessa, con una sinistra frastagliata e contraddittoria, per il resto della destra non ci sarà tanto spazio.

Sull’immigrazione e l’Europa, rivendica le ragioni delle sue scelte. Hot spot in Africa: i dati “non li ritengo soddisfacenti, soprattutto rispetto alla mole di lavoro che ho dedicato a questa materia… La materia e’ una sfida epocale, … occorre lavorare in Africa, fermare le partenze, valutare l’apertura di hot spot in Africa per capire chi ha diritto a partire, parallelamente lavorare sull’immigrazione legale… L’Italia non aveva mai posto questo problema così).

Sul Mes tiene il punto. “E’ uno strumento che esiste da tempo e che dal mio punto di vista è obsoleto. Nella reazione dei mercati che c’è stata il giorno dopo la mancata ratifica si legge la consapevolezza che si tratti di uno strumento obsoleto. Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, forse la mancata ratifica della modifica del Mes per l’Italia può diventare un’occasione”).

Sugli equilibri nel Parlamento europeo, soprattutto in vista del voto, Meloni non cambia posizione. “Io non sono una persona che ama dare patenti anche per ragioni di storia. Con Afd ritengo ci siano delle distanze insormontabili, a partire dal tema del rapporto con la Russia su cui, invece, Marine Le Pen sta facendo un ragionamento interessante. Ma ritengo di non dover distribuire patenti. Quando ci sono partiti che prendono il 25 per cento dei consensi, bisogna porsi il tema di come rispondere a quei cittadini. Per ora lavoro soprattutto al partito dei conservatori europei”. 

Poi la stoccata- “Vogliamo modificare la Costituzione e scrivere che i giudici della Consulta vanno nominati dal Pd sentito il parere di alcuni intellettuali? Non credo che se una maggioranza di centrodestra esercita le stesse prerogative della sinistra e’ una deriva autoritaria. Il mondo in cui la sinistra ha piu’ diritti degli altri e’ fi-ni-to. Non e’ il mio mondo e faro’ di tutto per combatterlo. Tutti hanno gli stessi diritti e gli italiani decisi chi deve governare con le elezioni”.

Sulla vicenda Anas-Verdini, diplomaticamente difende l’alleato Salvini – “non è chiamato in causa dall’inchiesta” – tiene a puntualizzare e quando a Verdini jr, “mi risulta abbia avuto la tessera del Pd”.

La premier tira diritto su tutto, anche sul premierato: “L’autonomia si tiene perfettamente con il premierato, credo che a uno stato forte debbono corrispondere autonomie forti e non credo a una sperequazione tra nord e sud: credo che un meccanismo di responsabilizzazione da nord a sud faccia andare avanti chi è più bravo” .

Le opposizioni non le perdonano nulla. “Ha risposto a domande senza rispondere al Paese. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, continua a descrivere un Paese dei balocchi, ma non ha un minimo di contezza dei problemi dell’Italia, dalla sanita’ al lavoro. Per i conti pubblici si affida al buon andamento dell’economia, rifiutata responsabilita’ diretta su questioni delicate come Mes, Patto stabilita’ e leggi sulla concorrenza. Pensa a un’Europa a la carte in cui l’Italia conta sempre meno. Gravi sono le falsita’ che continua a raccontare. Dice che taglia le tasse con i risparmi alla spesa, ma si dimentica che la sua manovra è finanziata in deficit e solo per un anno. Offende l’intelligenza di tutti raccontando che la sua pessima riforma costituzionale non tocca i poteri del presidente della Repubblica. Come sempre molta propaganda e attacchi ingiustificati all’opposizione. Sara’ un anno complesso ha detto Meloni. Ma ne’ lei, ne’ il suo governo, sono all’altezza di quello che ci aspetta”. Cosi’ in una nota i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia.

“Meloni a me comincia a far venire” sonno. La presidente del consiglio ha messo in scena il solito noioso tentativo di trovare alibi su tutto per non prendersi le sue responsabilità. I ​​cittadini cominciano ad essere stanchi di questa recita: sull’immigrazione, di fronte ai dati degli sbarchi peggiori di sempre, da Meloni non arriva uno straccio di ricetta”. Lo dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. “Giorgia Meloni era quella del blocco navale: resasi conto che quella sparata elettorale era irrealizzabile, la premier è andata avanti per 12 mesi con misure spot. Oggi, di fronte al suo clamoroso fallimento – aggiunge Paita – fa la voltagabbana e ci viene a dire che le misure spot non servono. Siamo al ridicolo”.

 “Giorgia Meloni, ovvero il grande boh che si impone a Palazzo Chigi, una presidente del consiglio che appare indecisa su tutto”. Cosi’ il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Davide Faraone, a proposito della conferenza stampa della presidente del Consiglio. “Anche sul cowboy di Fratelli d’Italia – continua – il deferimento e’ il minimo sindacale e nessun accenno al sottosegretario Delmastro, che pure era presente al veglione con la pistola. La veemente leader dell’opposizione del passato e’ ormai solo un ricordo , i suoi forse si sprecano su ogni tema. Si candida alle Europee? Pensa di si’, ma non ha ancora deciso. A Bruxelles non stara’ mai in maggioranza con le sinistre, ma comunque vedremo. Mes e patto di stabilita’ un pacchetto ma forse anche no. Immigrazione? La presidente svicola. Privatizzazioni certo, ma con tanta presenza dello Stato. Autonomia differenziata forte per le Regioni, ma al Sud senza risorse”. “L’inchiesta Anas riguarda il precedente esecutivo, balneari ed ambulanti, la premier non sa cosa fare”, conclude Faraone.

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