Terni. Diritto o no di opinione su facebook? Se il dipendente comunale si prende il provvedimento disciplinare…

20 Luglio 2022
Lettura 1 min

di Cassandra – La storia è questa. Emanuele Fiorini, consigliere comunale a Terni per Forza Centro, pubblica su facebook un post duro su una questione che arrovella molti cittadini. Quando si parla di autovelox, infatti, gli animi si scaldano subito. La gestione del sistema di rilevamento è “sotto accusa”. Commenta, a sostegno della presa di posizione, un dipendente dello stesso Comune. L’amministrazione non la prende bene, anzi. Arriva una proposta di provvedimento disciplinare perché l’ente sarebbe stato pubblicamente messo alla berlina.

Vicende come queste sono frequenti. Fiorini a stretto giro pubblica un altro post, questo.

“CHIEDO SCUSA AL DIPENDENTE COMUNALE CHE SI È TROVATO IN UNA SPIACEVOLE SITUAZIONE PER AVER COMMENTATO UN MIO POST. SE PENSANO DI FERMARMI PUNENDO I PIÙ DEBOLI PER COLPIRE CHI REALMENTE NON RIESCONO NÈ A SMENTIRE NÈ A FERMARE, SAPPIANO CHE È UNA STRATEGIA #RIDICOLA“.

Terni si divide tra colpevolisti e innocentisti, tra chi vuole applicare in punta di diritto i diritti e doveri di un dipendente e ribadire il perimetro dei suoi diritti-doveri, compreso il silenzio su una questione che non gli consentirebbe di esprimere un’opinione sprezzante su un operato pubblico, e chi invece ritiene legittimo dissociarsi pubblicamente su un social andando contro quello stesso operato, svilendo l’onore dell’ente.

Qui può rispondere solo il diritto, la giurisprudenza, non quello che dice la pancia o il cuore.

Dove stia il torto o la ragione non lo può decidere un social né i like avversi o meno. Tuttavia una considerazione la si può fare.

Non entriamo nel merito della questione spinosa sollevata dal consigliere comunale; né mettiamo il becco sulle procedure che l’ente ha ritenuto doveroso dal proprio punto di vista legale mettere in atto. Però il cittadino, forse, si aspetta anche altro. E cioè che davanti a domande, accuse spigolose e ruvide, si replichi subito, in tempi più agili e con formule che non possono solo fermarsi alle “procedure” della macchina amministrativa. Bene, se è stato fatto, e quindi la questione cade da sola.

Ma se è la procedura burocratica con le sue gimcane a scandire i tempi, il rischio è che si rompano gli argini e che si finisca in carte da bollo e rimpalli legali, sindacali, recriminazioni, a scapito dei rapporti interni, delle motivazioni sul posto di lavoro.

Ciascuno deve fare il suo, compreso a volte anche inghiottire doveri indigesti. Ma l’ente superiore, proprio perché superiore, deve essere sempre quel palazzo di vetro che tutti ci aspettiamo che sia. Gli dobbiamo rispetto proprio perché dimostra di rappresentarci. O no? Fate pace.

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