di Luigi Basso – Nel 2017 la Regione Veneto impugnava il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73 (Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale), ovverosia la normativa relativa alla re-introduzione dell’obbligo per alcuni vaccini e alla introduzione ex novo dell’obbligo per altre tipologie di vaccino.
Con la sentenza n. 5 del 2018 la Corte Costituzionale rigettava il ricorso ed il Giudice Relatore (l’attuale Ministro della Giustizia), a proposito della conformità all’art. 32 della Costituzione della previsione dell’obbligo vaccinale osservava testualmente: “8.2.1.– …. In particolare, questa Corte ha precisato che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 Cost.: se il trattamento è diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri; se si prevede che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che è obbligato, salvo che per quelle sole conseguenze che appaiano normali e, pertanto, tollerabili; e se, nell’ipotesi di danno ulteriore, sia prevista comunque la corresponsione di una equa indennità in favore del danneggiato, e ciò a prescindere dalla parallela tutela risarcitoria (sentenze n. 258 del 1994 e n. 307 del 1990).”
Per introdurre l’obbligo del vaccino contro il Covid in Italia è, dunque, necessario, alla luce della giurisprudenza della Corte Costituzionale, una previsione stringente sulle conseguenze del vaccino e sulle reazioni avverse, oltre alla previsione di una indennità equa in concomitanza con il risarcimento dovuto in caso di danni alla persona.
