Francia, esempio di polveriera occidentale che ha trasformato i lavoratori in nuovi schiavi. Via il welfare, meno diritti, sempre più poveri

30 Giugno 2023
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di Luigi Basso – La Francia è da giorni nuovamente avvolta nelle fiamme di una “guerra civile” che da anni ne percorre ed erode le fondamenta, normalmente alla chetichella, salvo periodicamente eruttare vere e proprie battaglie urbane (dai Gilet Gialli ai moti delle banlieu e della Corsica, passando per le insurrezioni legate allo smantellamento progressivo del welfare).
Anche questa volta si è ripetuto il solito copione: i media dapprima hanno silenziato la notizia, poi – visto che i filmati inequivocabili circolavano sui social – hanno minimizzato, derubricando la questione al tranquillizzante e confortevole capitolo dell'”ordine pubblico”, come se si trattasse di una questione da risolvere col manganello e gli idranti.
Tale lettura è sicuramente molto rassicurante per chi vive nei quartieri agiati, ma non è molto utile a cambiare il corso degli eventi.


Il disastro sociale della Francia non è peraltro un caso isolato: se così fosse il male sarebbe circoscritto e facilmente curabile.
Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, passando per l’Italia, la Germania ed il Nord Europa si possono notare analoghe dinamiche; gli ingredienti francesi sono presenti in tutto l’occidente, ma non sono ancora esplose rivolte così massicce solo per un caso.
La verità, che è sotto gli occhi di tutti, è che i sistemi sociali ed economici usciti dalla seconda guerra mondiale non stanno più in piedi nella loro fase “redistributiva” della ricchezza: l’Occidente non è mai stato tanto ricco, eppure la povertà risucchia sempre più persone.
Come è possibile tale contraddizione?


Poiché nulla si crea e nulla si distrugge, è chiaro – e i dati lo confermano – che una parte sempre più piccola della popolazione diventa sempre più ricca a discapito della stragrande maggioranza che diventa sempre più povera e disperata.
La minoranza che detiene il potere economico sta dimostrando una ottusità tipica delle classi dirigenti delle civiltà decadenti: non avendo più alcun nemico, ora vuole tutto e, con un’avidità spaventosa, smantella anche quel poco che era stata costretta a concedere graziosamente dopo la seconda guerra mondiale: scuole, pensioni, sanità, infrastrutture, trasporti, tutto è smantellato in nome della lotta alla spesa pubblica, il totem attorno al quale da 40 anni danza il pensiero unico.


Non solo: nella sua avidità onnivora tale minoranza non è mai sazia e, con lo smantellamento del welfare, ha preteso anche di tornare a forme di sfruttamento peggiori persino dello stesso schiavismo (sistema nel quale il padrone dello schiavo aveva a suo carico la vita dello schiavo, e per tale motivo era suo interesse preservarne almeno la salute).
Ed ecco così che le periferie delle città, anche di quelle piccole, sono riempite di milioni di nuovi schiavi.
Alla massa di vecchi e nuovi schiavi, sempre più poveri, privati di ogni aspirazione al miglioramento delle proprie condizioni, senza coscienza di sé e di ciò che accade, non resta che la strada della violenza brutale, sonnambulistica, irrazionale e apparentemente priva di sbocco.
Apparentemente, poiché, come insegna la Fisica, la Natura non ammette vuoti.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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