di Roberto Gremmo – Il deputato europeo Gian Antonio da Re ora è diventato famoso, primo e forse non ultimo deputato europeo della Lega ad aver aperto con eleganza e proprietà di linguaggio il dibattito politico nel mojito-partito. Due anni fa, nel febbraio 2022 aveva dichiarato: “L’ambiguità del mio partito e del mio segretario sui vaccini mi sta mettendo a disagio da tempo. È sempre stata ingiustificabile, ora è diventata insostenibile”.
Ma era una questione no vax.
Nel marzo 2021 aveva affermato a Strasburgo, mentre il partito tifava per Vox: “Ci troviamo di fronte ad un’Europa che da’ lezioni di democrazia al mondo ma non ai propri stati membri. È vergognoso che il Parlamento europeo abbia votato a favore della privazione dell’immunità dei colleghi catalani Carles Puigdemont”… Ma era per la causa indipendentista.
Nel giugno 2022 si leggeva questo:
Il 3 febbraio scorso si leggeva poi questo sul Corriere.
Scrive la Repubblica che, alla fine, a commento delle scelte ondivaghe del mega-pontier-segretario, Da Re gli avrebbe sobriamente dato del cretino.
Quando in un partito si apre il confronto c’è’ solo da rallegrarsi, specie se inizia dopo una riflessione quinquennale e dunque meditata, peraltro seguita dalla disponibilità al confronto dei vertici, che senza tanti complimenti hanno subito espulso l’incauto Da Re.
Volano gli stracci, e siamo solo all’inizio.
Ma sono più di 12 anni che Salvini fa questa politica. Sono 10 e più anni che la Lega ha cambiato pelle. Sono 10 e più anni che la svolta populista è il programma della Salvini Premier. Ben venga il dissenso, ma ora con Salvini in calo, in discesa, cosa si spera di ottenere?
Quello che Roberto Maroni definiva l’ultimo partito leninista non è in grado di sopportare una aperta e leale discussione?
Somiglia al Titanic. Manca solo l’orchestrina che continua a far musica mentre affonda. I musicanti se le stanno suonando fra di loro.