di Roberto Gremmo – E’ clamorosamente fallita a Napoli la sgangherata adunata meriodionalista contro l’autonomia differenziata; la modesta riforma regionalista del ministro Calderoli.
Certo a rispondere alla chiamata del sindaco Manfredi c’erano tanti sindaci, specie calabresi, attorniati dal notabilato politico meridionale, ma al malinconico e distratto corteo la gente non c’era.
Questo non vuol dire che, sfidando il disinteresse dei loro elettori, gli aspiranti politici della Sila smettano di cavalcare lo spettro secessionista, peraltro lontano anni luce dalle proposte del ministro bergamasco.
E’ anzi in azione la silenziosa azione combinata di sabotaggio che vede uniti sottobanco pidiessini, calendisti, Renzisti e stellasti come truppe d’assalto e a scavare come talpe dentro il governo fratelloni in funzione di guastatori e sabotatori frenanti. Tutti dalla stessa parte per bloccare ogni pur minima modifica dello Stato centralista.
Lontano dai bisogni della loro gente, casta autoreferenziali in lotta per la difesa di un sistema clientelare, continueranno imperterriti a lanciare anatemi contro chi, secondo loro, vorrebbe dividere l’Italia.
Ma la realtà dei fatti è impietosa: mal assemblate e tenute assieme malamente, convivono due realtà territoriali differenti e, in fondo in fondo, con prospettive divergenti.
O si trova un equilibrio o saranno dolori.
La marcia contro il Nord non è solo un errore. E’ un disastro per i popoli meridionali.