Il ministro Roberto Calderoli disinnesca la minaccia di ostruzionismo da parte delle opposizioni al suo ddl sull’autonomia differenziata, dando parere favorevole ad una serie di loro emendamenti che vengono approvati, tra cui uno che prevede la possibilità da parte dello Stato di modificare o revocare l’intesa con una Regione per attribuirle l’autonomia differenziata. E’ quanto accaduto nella Commissione Affari costituzionali del Senato, impegnata da mercoledì nel voto dei circa 600 emendamenti al ddl fortemente voluti dalla Lega. Le opposizioni, complice la legge di Bilancio che inizierà il proprio iter proprio in Senato a metà ottobre, hanno puntato ad un rallentamento dell’esame dell’autonomia differenziata in queste settimane, così da arrivare all’approvazione solo nei primi mesi del 2024.
Questo implicherebbe un successivo sì della Camera, probabilmente oltre la data delle europee del 9 giugno prossimo, con un danno elettorale per la Lega in Veneto e Lombardia, le regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata. Di qui l’intenzione di Pd, Avs e M5s di fare ostruzionismo, dopo che mercoledì si era iniziato a votare gli emendamenti, contravvenendo ad un accordo per il quale questo passaggio sarebbe dovuto cominciare dopo l’audizione del professor Sabino Cassese il 20 settembre.
Ma a sorpresa è invece scoppiata la pace in Commissione, con Calderoli e il relatore Costanzo della Porta (Fdi) che hanno dato parere favorevole ad una serie di emendamenti del Pd al primo articolo. Questo indica una serie di criteri generali da seguire nell’attribuire l’autonomia differenziata alle Regioni, e quindi per il governo è stato più semplice accogliere emendamenti che enunciano dei principi. Tra quelli approvati, proprio uno a prima firma di Andrea Giorgis (capogruppo dei Dem in commissione) precisa che l’autonomia oltre ad essere “attribuita” ad una Regione, può essere “modificata o revocata” dallo Stato. Una vittoria per il Pd perché, ha detto Giorgis, “con questo chiariamo che l’interesse nazionale prevale su tutto, e che esso viene tutelato se la differenziazione delle Regioni va a lederlo”.
Anche il successivo articolo 7 prevede la possibilità che l’intesa tra Stato e Regioni per l’attribuzione dell’autonomia possa contenere una clausola di modificabilità, ma l’emendamento Giorgis rende ora obbligatoria tale clausola per tutte le intese. Importante anche l’emendamento di Fdi, anch’esso approvato all’unanimità, come quelli delle opposizioni, e riguardante l’insularità. Oltre ad inserire tale tema nell’articolo sui principi, esso esprimere (all’articolo 3) che nel momento in cui verranno decisi i Livelli essenziali di prestazione (Lep) e relativi costi standard, si dovrà “tenere conto degli svantaggi derivanti dall’insularità “, a tutela di Sicilia e Sardegna.
Una inconsueta unanimità, dunque, ammessa a fine seduta da tutti, a partire da ma l’emendamento Giorgis rende ora obbligatoria tale clausola per tutte le intese. Importante anche l’emendamento di Fdi, anch’esso approvato all’unanimità, come quelli delle opposizioni, e riguardante l’insularità. Oltre ad inserire tale tema nell’articolo sui principi, esso esprimere (all’articolo 3) che nel momento in cui verranno decisi i Livelli essenziali di prestazione (Lep) e relativi costi standard, si dovrà “tenere conto degli svantaggi derivanti dall’insularità “, a tutela di Sicilia e Sardegna.
In effetti il testo definisce solo le procedure per attribuire l’autonomia differenziata che, ha osservato il presidente della Commissione Alberto Balboni, “è stata introdotta in Costituzione dalla sinistra e non da noi”. In ogni Baso Balboni ha lodato il clima del confronto: “è così che lavora il Parlamento”.