Milano e Varese, crocevia internazionale del terrorismo. “Traffico impressionante di documenti”

19 Novembre 2020
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Un traffico di documenti come quello venuto a galla dopo l’arresto del 35enne ceceno, Turko Arsimekov, “non si era mai visto”: “impressionante”, da quanto emerge nell’indagine antiterrorismo della Procura di Milano, il numero di documenti falsificati e venduti dall’organizzazione di cui l’uomo faceva parte, nell’ordine delle diverse centinaia. Su questo punto ora i magistrati della divisione specializzata, guidata da Alberto Nobili, vogliono fare luce. Il 35enne è stato ascoltato oggi per la seconda volta dai pm (Paola Pirotta ed Enrico Pavone i titolari del fascicolo), e ha ribadito quello che era gia’ emerso dalle indagini, limitandosi a descrivere la sua attività: il suo ruolo era una sorta di ‘casella postale’, alla quale arrivavano i documenti fabbricati e da cui poi venivano smistati, per una paga di 20 euro al giorno.

Il tutto a Varese, città dove il ceceno viveva e dove è stato arrestato (una domanda d’asilo era ancora pendente all’ufficio immigrazione).

Arsimekov si trova ora in carcere e ha cambiato difensore, affidandosi ad un nuovo legale di fiducia. Un interrogatorio, quello di oggi, che è stato definito “perlustrativo e conoscitivo” per comprendere gli argomenti su cui risentirlo già nei prossimi giorni. Quello che emerge, intanto, è che il business dell’organizzazione fosse rilevante e che i clienti fossero soprattutto cittadini dell’Est. Compito degli inquirenti sarà ricostruire ‘l’organigramma’ della struttura di cui era alle dipendenze, ed arrivare a capire chi fossero i capi dell’organizzazione, in Italia ed eventualmente anche all’estero.

L’indagine milanese, infatti, ha già contorni internazionali: è partita da un input venuto dall’Austria, dopo l’attentato in cui sono morte 4 persone. Il punto di avvio – ma è una circostanza su cui si stanno facendo verifiche, si fa sapere – è il fatto che uno dei documenti in possesso dell’attentatore di Vienna, Kujitim Fejzulai, fosse stato acquistato proprio da questo gruppo; l’indagine austriaca ha mostrato che l’attentatore di Vienna faceva parte di una cellula terroristica di matrice balcanica.

Photo by Specna Arms 

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