Torna la dottrina Mitterand. Da Francia no a estradizione ex terroristi italiani

29 Giugno 2022
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 La Corte d’Appello di Parigi ha detto no all’estradizione di dieci ex militanti italiani accusati di reati legati al terrorismo di estrema sinistra negli anni di piombo, residenti in Francia, arrestati nell’ambito dell’operazione Ombre rosse nell’aprile del 2021, in seguito alla decisione dello Stato francese di mettere fine alla cosiddetta “dottrina Mitterrand”. Le motivazioni della decisione saranno rese note solo all’inizio della prossima settimana, ma i giudici hanno gia’ giustificato la loro scelta appellandosi agli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il primo, tra le altre cose, al comma 1 afferma che “ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale e indipendente e imparziale”, mentre l’articolo 8 stabilisce “il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza” e sottolinea che “non puo’ esservi ingerenza di un’autorita’ pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge”. 

La Corte d’appello di Parigi ha deciso di respingere tutte le nostre richieste di estradizione dei dieci latitanti condannati in Italia per gravissimi reati commessi negli anni Settanta-Ottanta. L’iter giudiziario aveva preso avvio dopo la storica decisione del 22 aprile 2021 del Governo di Parigi di trasmettere ai giudici francesi le domande di consegna dell’Italia”. Il Ministero della Giustizia sottolinea come “nel lungo tempo trascorso da quei tragici fatti, l’Italia non abbia mai smesso di avanzare e rinnovare le domande di estradizione per i latitanti, le cui responsabilità sono state accertate con sentenze definitive emesse all’esito di processi celebrati nel pieno rispetto di tutte le garanzie. E nell’ultimo anno, il Ministero della Giustizia ha sempre assicurato puntuale e completa collaborazione ai giudici francesi”. “Rispetto le decisioni della magistratura francese, che agisce in piena indipendenza. Aspetto di conoscere le motivazioni di una sentenza che nega indistintamente tutte le estradizioni. Si tratta di una sentenza a lungo attesa dalle vittime e dall’intero Paese, che riguarda una pagina drammatica e tuttora dolorosa della nostra storia. Resta tutta l’importanza della decisione di un anno fa con cui il Ministro Eric Dupond-Moretti ha rimosso un pluridecennale blocco politico: un gesto, il suo, che è segno della piena comprensione dei drammi vissuti nel nostro Paese durante gli anni di piombo e soprattutto della fiducia del Governo francese nei confronti dei magistrati e delle istituzioni italiane”, commenta la Ministra della giustizia, Marta Cartabia. Il Ministero della Giustizia aspetta di conoscere le valutazioni della Procura generale di Parigi, l’unica a poter presentare eventuali ricorsi contro il provvedimento di oggi. 

“La decisione di rigettare in blocco la richiesta di estradizione per tutti e dieci gli ex terroristi rifugiati da anni in Francia, senza fare distinzione tra le loro diverse biografie, gli iter giudiziari, le condizioni di salute, ha un sapore che la mia famiglia e quelle degli altri parenti delle vittime conoscono molto bene. Il sapore amaro di un sistema, quello francese, che per decenni ha garantito l’impunità ad un gruppo di persone che si sono macchiate di reati di sangue”. Lo ha scritto sui social Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso dalle Brigate rosse. 

 “Abbiamo appreso con sentimenti di sgomento e frustrazione la notizia relativa alla mancata concessione da parte della Francia dell’estradizione di 10 brigatisti. Allo stesso modo confidiamo che il PG di Milano possa valutare con successo l’ipotesi di un ricorso”. Così in una nota il segretario dell’associazione nazionale funzionari di Polizia, Enzo Letizia, commenta la decisione della corte francese di non concedere l’estradizione a 10 brigatisti condannati, tra l’altro, per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi.”In questo senso – prosegue – crediamo che tutta la politica italiana dovrebbe mandare un messaggio forte ed univoco che possa far comprendere alla giustizia francese come la mancata estradizione di chi si è macchiato di crimini gravissimi ed infami rappresenti un oltraggio non solo ai familiari delle vittime ma anche al nostro Paese”. 

Sorprende la decisione della Corte d’appello di Parigi di negare l’estradizione degli ex brigatisti arrestati nel 2021: la rispetto, ma sono molto deluso”. Lo afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. “Il presidente Macron – aggiunge Gozi – aveva avuto la forza e il coraggio di fare ciò che nessuno dei suoi predecessori aveva fatto, cambiando rotta rispetto al passato e dimostrando ancora una volta amicizia vera nei confronti dell’Italia e la reale volontà del governo francese di collaborare con il nostro Paese su tutti i fronti, a cominciare dalla giustizia”. “Purtroppo, la decisione di oggi lascia invece ancora aperta una ferita profonda per le vittime del TERRORISMO e per i loro familiari. L’auspicio è che venga presentato il ricorso al più presto: Francia e Italia devono continuare a cooperare per mettere fine a questa dolorosa pagina della nostra storia”, conclude.

 “Ci sentiamo presi in giro, è un dolore che si rinnova”. E’ amareggiato e arrabbiato Piero Granato, fratello di Michele, l’agente della polizia di Stato ucciso il 9 novembre 1979, a Roma, dalle Brigate Rosse alla notizia che la Corte di Appello della Corte d’Appello di Parigi ha negato l’estradizione dei dieci ex Br arrestati nell’ambito dell’operazione Ombre rosse. Tra questi ex terroristi c’è anche Roberta Cappelli, condannata per l’omicidio dell’agente. “La Francia li ha sempre accolti come eroi e invece sono assassini, non si sono mai pentiti. Mio fratello aveva 24 anni quando è stato ucciso, non manchiamo mai a una sua commemorazione a Roma, lui nella giustizia ci credeva e ha pagato con la vita – dice all’Adnkronos – io oggi non ci credo più”.

“Se l’ordinamento francese consente l’impugnazione in Cassazione della decisione della Corte d’Appello di Parigi, che ha negato l’estradizione per i 10 terroristi italiani arrestati in Francia, dove da decenni vivevano da latitanti, confido che la Procura di Milano, che da quel che leggo sulle agenzie sta già studiando questa possibilità di ricorso, non lasci nulla di intentato pur di riportare in Italia, a scontare le pene loro inflitte dai tribunali italiani, i vari Pietrostefani, Tornaghi e Manenti. Oggi esultano i Battisti, esultano gli assassini condannati dai nostri tribunali, ma non ci possiamo arrendere così, non possiamo dargliela vinta, non possiamo far oltraggiare ancora le vittime e il dolore delle loro famiglie”. Lo afferma Roberto Calderoli, vice presidente del Senato.

 “Rifondazione Comunista esprime soddisfazione per la decisione sulla mancata estradizione dalla Francia dei dieci condannati per gravi delitti nel contesto della lotta politica degli anni 70 del secolo scorso”. Lo affermano Maurizio Acerbo, Gianluca Schiavon e Giovanni Russo Spena. “La valutazione della Corte d’appello francese non poteva prescindere, infatti, da molti dati evidenti sui dieci condannati: l’eta’, la salute malferma, almeno per due, l’accettazione dello stato sociale di diritto, il recupero totale alla vita collettiva da decenni. Va anche aggiunto che la qualita’ delle indagini, dei processi e delle garanzie a imputati politici nel periodo dell’emergenza anti-Terrorismo fu molto inferiore agli standard giuridici di ordinamenti democratici. Per questo l’estradizione sarebbe stata un vero arbitrio e una disapplicazione giurisdizionale degli articoli 6 e 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo come fu per Paolo Persichetti e Cesare Battisti. Comprendiamo e rispettiamo i sentimenti dei familiari delle vittime ma troviamo francamente strumentale e demagogico l’accanimento della politica e delle istituzioni. Ora la guardasigilli smetta questa politica salviniana della vendetta spettacolare e si dedichi a risanare il sistema del diritto e dell’esecuzione penale”, concludono.

Dal fondatore di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, ritenuto il mandante dell’omicidio Calabresi, a Sergio Tornaghi, della colonna Walter Alasia, e Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio a Bergamo dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri. Erano i leader degli Anni di Piombo, quelli del terrorismo e delle esecuzioni per strada, i piu’ difficili per Milano e per l’Italia, i dieci ex terroristi per i quali e’ stata oggi negata l’estradizione in Italia dalla Francia. Responsabili di attentati e omicidi, che non si possono dimenticare, Oltralpe si sono rifatti una vita normale, tra lavoro e famiglia.

GIORGIO PIETROSTEFANI, abruzzese di 78 anni da giovane promettente tennista e incarichi da dirigente in prestigiose aziende, e’ forse il nome piu’ noto, perche’ legato a una delle pagine piu’ buie della storia italiana, quella dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Condannato in via definitiva in Italia come mandante di quel delitto, in Francia ha avuto residenza regolare e ha sempre lavorato, conducendo quella che il suo amico ed ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri ha definito “la vita discreta di un vecchio uomo e nonno”. Di recente sembra avere avuto alcuni problemi di salute, che l’hanno portato anche ad un trapianto di fegato. A Parigi ha incontrato Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, ma di quel faccia a faccia non e’ mai stato rivelato il contenuto. In Francia ha trovato casa, moglie e un lavoro da giardiniere,

NARCISO MANENTI, 64 anni, ritenuto colpevole dell’omicidio a Bergamo, nel marzo 1979, dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, 50 anni, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico doveva aveva fatto irruzione con l’intento di sequestrare un medico che prestava servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.

MARINA PETRELLA, la 67enne ex Br responsabile in base alle condanne dell’omicidio del generale Galvaligi, lavora oggi per un’associazione che si occupa di problematiche legate agli anziani. Dopo aver sposato il brigatista Luigi Novelli, ebbe in carcere in Italia una prima figlia e, dopo essere scappata in Francia, ne ha avuto un’altra nata da una seconda unione. La sua prima figlia si e’ battuta per l’amnistia della madre, fin da a quando nel 2008 l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy fermo’ l’estradizione di Petrella in Italia per “ragioni umanitarie”: in quel periodo era ricoverata in gravi condizioni fisiche.

Pendono le stesse accuse su ROBERTA CAPPELLI, 65 anni, impegnata Oltralpe come insegnante di sostegno per i bambini disabili.

GIOVANNI ALIMONTI, 66enne accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos, ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi, ma ha fatto anche il traduttore.

Fa il ristoratore MAURIZIO DI MARZIO, ex brigatista rosso oggi sessantenne, il cui nome e’ legato all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981. E, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell’Epifania del 1982.

Nuova vita, che non cancella quanto fatto in gioventu’, anche per ENZO CALVITTI, molisano di 67 anni; SERGIO TORNAGHI, condannato all’ergastolo per banda armata e anche lui protetto dalla cosiddetta dottrina Mitterand; RAFFAELE VENTURA, 70 anni, ultima residenza Montreuil, nella regione dell’Xle-de-France, condannato per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; e LUIGI BERGAMIN, 73 anni, il terrorista veneto ex ideologo dei Pac che ideo’ l’omicidio del maresciallo Santoro e partecipo’ all’esecuzione di Sabbadin.

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