Camici e Covid: focus dei pm su ruolo Fontana

10 Luglio 2020
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La vicenda sta avendo sviluppi “inattesi”. La Procura milanese va a fondo e indaga sul ruolo del governatore Attilio Fontana nell’inchiesta sulla fornitura da mezzo milione di euro di camici e altro materiale da parte della Dama, società di cui la moglie dello stesso governatore detiene una quota e di cui il cognato Andrea Dini è titolare. Quest’ultimo è indagato con il direttore generale di Aria Spa, la centrale acquisti della Regione Lombardia, Filippo Bongiovanni. Il reato che viene contestato è quello di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente.

Nei fascicoli dei pm Luigi Furno, Carlo Scalas e Paolo Filippini e dell’aggiunto Maurizio Romanelli, spiega l’Ansa, spunta l’ipotesi di un interessamento di Fontana – non indagato – nella fase di trasformazione dell’ordine di acquisto diretto in donazione. Dalle verifiche finora effettuate risulterebbe “un ruolo attivo” nella vicenda, sempre però smentito dal governatore che già un mese fa aveva precisato, in una nota, di non essere “mai intervenuto in alcun modo”.

Dopo l’acquisizione negli uffici regionali dove ha sede la Consip della Lombardia da parte dei militari del Nucleo Speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza dei contratti, note di credito, mail, documento di offerta, storno delle fatture, sarebbero emersi elementi utili per fare luce sulla cronologia della vicenda.  Nel frattempo – riporta l’Ansa – i magistrati hanno ascoltato diverse persone informate sui fatti come l’assessore Raffaele Cattaneo e Francesco Ferri, presidente di Aria, e o Carmen Schweigl, il responsabile della struttura gare. Dalle carte raccolte quella dei camici si configurerebbe come una vera e propria fornitura, un ordine di acquisto diretto datato 16 aprile a Dama srl, che detiene il marchio di Paul&Shark, da parte di Aria.

La sua trasformazione in donazione sarebbe stata simulata e sarebbe avvenuta dopo che la trasmissione ‘Report’ aveva iniziato ad interessarsi alla vicenda mettendo in luce un conflitto di interessi. Le ricostruzioni investigative – ribadisce l’Ansa – fatte finora legano lo storno delle fatture del 20 maggio ad una precedente intervista del 15 maggio di ‘Report’ a Fontana. In quel frangente non sarebbero state poste domande dirette sul caso ma di più di ‘ampio respiro’. Per questo il governatore agli inviati della trasmissione televisiva” aveva “gia’ spiegato per iscritto – è il testo di una nota di circa un mese fa – che non sapevo nulla della procedura”.

Tra i temi di indagine, oltre al fatto che il numero di mascherine poi effettivamente donate era minore rispetto a quello riportato nel contratto di fornitura e che lo storno delle fatture riguardava una cifra inferiore rispetto a quella pattuita, c’è anche quello che riguarda l’assessore Cattaneo, responsabile dell’unità regionale per il reperimento dei dispositivi di protezione anti-Covid: sarebbe stato lui a consigliare ad Aria di scegliere Dama, cosa che fa ipotizzare sia stato al corrente che si trattava di una fornitura da parte di una azienda legata alla famiglia Fontana. Un altro punto che i pm intendono chiarire riguarda i 75mila camici al centro del contratto: 50mila sarebbero stati donati mentre i restanti 25 mila Dama spa avrebbe cercato di rivenderli. La donazione non venne formalmente conclusa.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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