Puntare sui medici scolastici e su una modalità autosufficiente di monitoraggio della salute delle classi. Portare i vaccini per i piccoli da 5 a 11 anni ovunque, anche nelle aule. Ma non rinunciare alla didattica in presenza. Così, in una intervista a La Stampa, Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts e poi consulente, fino alla scorsa estate, del ministro dell’Istruzione sull’emergenza scuola. E sottolinea che era “facilmente prevedibile” quanto “sarebbe successo alla scuola subito dopo le vacanze natalizie. Non era necessario, in quei giorni, avere una sfera di cristallo per immaginare che l’ondata di Omicron che stava colpendo pesantemente l’intero Paese, con la velocità che abbiamo visto, avrebbe avuto ripercussioni evidenti sul mondo della scuola. E che affidarsi, in queste condizioni, al sistema sanitario nazionale sarebbe stato un errore. Non tanto per la cattiva volontà o per un pregiudizio negativo sul sistema sanitario, ma semplicemente per il fatto che è arcinoto che sopra il limite di 50 contagi per centomila abitanti il sistema non è più in grado di garantire qualsivoglia forma di monitoraggio, tracciamento e controllo della pandemia. Sperare di avvalersi del sistema sanitario locale per governare il complesso sistema di monitoraggio previsto per la scuola era semplicemente velleitario”, “ho più volte suggerito, e con me moltissimi osservatori, di ricreare un servizio autosufficiente di monitoraggio della salute a livello scolastico. È l’antico modello del medico scolastico, adattando quel vecchio servizio ai tempi e alle risorse umane e finanziarie disponibili” e “i protocolli definiti dal ministero della Salute con il ministero dell’Istruzione sono tecnicamente corretti ma difficilmente adattabili al sistema scolastico, soprattutto se quel sistema si deve affidare a strutture esterne per la sorveglianza”.
Miozzo: Il caos a scuola era prevedibile, non serviva la sfera di cristallo
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