La modernità ha stufato e la chiesa che la insegue rimane sola

7 Ottobre 2023
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di Sergio Bianchini – Un articolo del Messaggero del 7 ottobre esamina i risultati di una ricerca della rivista cattolica IL REGNO sulla religiosità degli italiani. Come sempre da decenni i numeri rivelano un calo continuo della religiosità cattolica, con un 18% che va a messa la domenica, un 42% che non ha fiducia nella chiesa. Ma ancora la maggioranza 72% dichiara di sentirsi cattolico.

La ormai consueta spiegazione è che la modernità avanza inesorabilmente contro la religione che è così costretta ad uscire dalla sua tradizione ed inseguire la modernità stessa, la sacra modernità evolutiva, la nuova dea del mondo. Ma lo schema fa acqua da tutte le parti.

Nel ‘68 sembrava che la modernità fosse di tipo politico, cioè il rifiuto della gerarchia, del comando verticale. Solo il gruppo, le decisioni collettive, la sacralità della base, l’assemblearismo sembravano davvero democratiche, adeguate ai tempi nuovi e legittime. Moda terminata. Oggi la maggioranza sembra desiderare un decisionismo di vertice che però non c’è o sembra impotente.

Ma sotto il ‘68 politico pulsava l’onda immensa della rivoluzione sessuale che ha ormai conquistato il centro della vita quotidiana. E da un paio di decenni la nuova morale sembra essere il segno della modernità.

L’Italia cattolica ha seguito in ritardo le due mode epocali. La chiesa per paura di restare isolata ha gradualmente fatte proprie le due mode diventando perfino intransigente verso le proprie resistenze interne all’abbandono delle posizioni tradizionali.

Raggiungere la modernità, superando i ritardi feudali era diventato l’obbligo inesorabile anche dentro la chiesa cattolica e sembra esserlo ancora.

Ma succede che il popolo, la maggioranza della gente comune, sia praticante che non, comincia ad essere stufa se non nauseata della modernità. Comincia a diffidare delle nuove e sempre più complicate concezioni della democrazia e della morale. Sente di vivere nell’incertezza sia organizzativa della legge e dei governi che nella vacuità delle ”libere” relazioni di vita quotidiana.

La DEMOCRAZIA non affascina più e con essa anche il liberismo sessuale, il mito dell’unione romantica ed erotica per niente doverosa, come la vera ed unica essenza della relazione sessuale.

La gente in massa si trova davanti ad una quotidianità in continuo degrado, economico, relazionale, culturale, mentale. Comincia ad essere disgustata dalla MODERNITA’ e spesso si pente di averla idolatrata ed inseguita. Cerca sbocchi non più incanalati dal fatalismo storico ma reali e davvero utili a riportare stabilità, semplicità, chiarezza nella nebbia che ormai tutto avvolge. Cerca sbocchi che per ora non vede.

E la chiesa cattolica posizionata nell’inseguimento della modernità, nel superamento dei suoi presunti 200 anni di ritardo si trova nella melma. Perde consensi ma non, a mio parere, perché mantiene il ritardo rispetto alle elites moderniste dell’occidente ma perché, assieme ad esse, si è staccata dai problemi cruciali della vita reale di massa e non viene più percepita come un’ancora contro il degrado e la disumanizzazione.

Vertici della chiesa e vertici della cultura e dello stato sono ormai alleati sullo stesso palco circondato dalla diffidenza, dall’amarezza  e dalla delusione dei più.

Aspettiamo e speriamo in nuovi salvatori.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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