Voto Usa – I texani tirano fuori il pistolone: procuratore generale fa causa a 4 Stati, violata Costituzione nelle elezioni

10 Dicembre 2020
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di Luigi Basso – Come nei buoni film western di una volta, quando tutto sembra perso per i protagonisti della storia, quando è rimasta una sola pallottola in canna, arrivano i nostri.
Un domani (forse, al 50% diciamo) potrà essere questa una chiave di lettura di quanto accaduto nelle ultime ore presso la Corte Suprema degli USA.
Con una iniziativa senza precedenti (almeno a nostra memoria), lo Stato del Texas, nella persona del procuratore generale Ken Paxton, ha fatto causa a quattro Stati degli USA (Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin) accusandoli di aver violato la Costituzione Americana nelle elezioni presidenziali del 3 novembre scorso.


In questi minuti, anche altri Stati degli USA si starebbero accodando all’iniziativa clamorosa e storica del Texas.
Il ricorso è già stato iscritto nel registro delle cause della SCOTUS e sarà discussa in questi giorni.
Paxton ed il Texas sostengono che i quattro Stati hanno violato la Costituzione Americana, i principi di separazione del,potere legislativo da quello esecutivo, nonché il XIV emendamento.
In particolare, in Pennsylvania, Georgia e Michigan, i Segretari di Stato avrebbero preso a pretesto l’emergenza Covid 19 per inserire modalità di voto in deroga alle loro leggi statali promulgate dai Parlamenti Statali e, quindi, avrebbero emesso ordini con i quali si sarebbero abrogate illegalmente le verifiche dei voti per assente e per corrispondenza, materia riservata al Parlamento Statale.
In Wisconsin sarebbe stata la Commissione Elettorale a sostituirsi al Parlamento Statale nella modifica delle procedure del voto per assente e per corrispondenza.
Il Texas lamenta inoltre un’altra serie di violazioni costituzionali.
All’interno di ciascuno Stato considerato, alcune Contee avrebbero accettato schede anche al di fuori delle procedure modificate (seppur illegalmente, a parere del ricorrente) dai segretari di stato e violando, dunque, due volte, verrebbe da dire, le regole elettorali.
Se le ragioni del Texas e degli altri Stati che si starebbero accodando fossero accolte, cosa succederebbe ?
In teoria le soluzioni praticabili potrebbero essere solo due.
La SCOTUS invalida le procedure di elezioni degli Stati e ordina agli Stati, ai sensi dell’articolo due della Costituzione Americana, di nominare comunque i Grandi Elettori: la palla andrebbe ai Parlamenti Statali dei quattro Stati che dovrebbero pelare una bella gatta: seguire le indicazioni di elezioni annullate dalla SCOTUS e venire accusati dai Repubblicani di essere in pratica dei golpisti oppure fare di testa propria e magari scontentare Biden e i Dem ?
La seconda soluzione, più macchinosa e poco praticabile visto che il Presidente deve comunque giurare entro il 20 gennaio, sebbene più elegante e più giusta sul piano sostanziale, sarebbe quella di far votare di nuovo gli elettori di quegli Stati, magari tra natale e Capodanno e probabilmente solo su carta, lasciando il voto per assente a casi di impossibilità comprovata.
Un terza via, non esiste.
E meno male che, secondo i media mainstream, la partita elettorale è finita: per dirla aperta, viene da chiedere, cosa dovrebbe succedere ?

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Direttrice: Stefania Piazzo
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