di Gigi Cabrino – I dati Istat di marzo hanno messo in evidenza un dato particolare che non è sfuggito alle associazioni degli agricoltori.
Mentre il prezzo del grano è sceso molto vicino ai livelli dei costi di produzione per le aziende agricole il prezzo della pasta è schizzato alle stelle.
Rainews riporta questa “schizofrenia” che pesa non poco sul bilancio di agricoltori e famiglie .
Un bel piatto di pasta è quanto di più italiano non ci possa essere ma anche su questo purtroppo nell’ultimo anno si è abbattuta la scure dell’aumento dei costi. Sembrerebbe tutto in linea con quanto successo in altri comparti, e invece no!
Il prezzo del grano pagato agli agricoltori è sceso del 30% in dodici mesi a fronte di un aumento del costo della pasta del 18% nello stesso periodo.
Una stangata per agricoltori italiani e consumatori finali che sono gli anelli deboli della catena.
Una situazione che – sottolinea Coldiretti – è fonte di grande preoccupazione perché la caduta dei prezzi del grano è totalmente ingiustificata e può nascondere procedure speculative che danneggiano l’intera filiera. Ad avvantaggiarsi di questo è certamente la produzione estera che importiamo per coprire il fabbisogno nostrano e che in Paesi extraeuropei viene coltivata con standard non permessi alle nostre aziende.
Dall’estero arriva il 40% del grano duro e il 60% del grano tenero che utilizziamo. 200.000 aziende agricole italiane produttrici di frumento non possono che vivere con apprensione l’allargamento della forbice tra quanto viene pagata la materia prima e il prodotto finito. Una spirale negativa che va interrotta con maggiori controlli e indagini sulle origini di questo squilibrio.