La Lettera – Salvini ha vinto sulle macerie del Nord. E il Nord lo ha votato

31 Ottobre 2022
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Alla c.a. Stefania Piazzo – Direttore de La Nuova Padania

Premetto, Direttore, che condivido l’analisi espressa nel suo articolo sulla Lombardia, intesa come Milano e dintorni (Ci sono prototipi di milanesi che non liberano i lombardi dal centralismo), che da secoli non esprime alcuna forma di reale indipendenza politica. Forse si potrebbe rinvenire qualche tentativo nelle illusorie Cinque Giornate di Milano, tradite dal re Carlo Alberto, e nei moti di ribellione popolari del 1898 repressi a cannonate dall’infame Bava Beccaris (su questo episodio storico, ricordo gli articoli pubblicati nel numero 16 di marzo-aprile 1998 dei Quaderni Padani di Gilberto Oneto).

Certo, abbiamo avuto poi la Lega Lombarda di Umberto Bossi, che dopo aver fagocitato con metodo quasi centralistico le altre Leghe (in particolare, la Liga Veneta), promuovendo un leghismo “a trazione lombarda”, ha fondato la Padania sul Po ma poi è “annegata” nel Tevere. 

Per quanto riguardo il cosiddetto “Comitato del Nord”, si è trattato di una reazione emotiva e confusa a seguito dell’insuccesso elettorale della Lega di Salvini. Ora il suo scopo di specchietto per le allodole (padane) appare già esaurito. Temo che negli ambienti post-leghisti, in attuale fermento, ci sia stato un clamoroso fraintendimento. 

Salvini, pur a fronte dell’insuccesso elettorale, ora che il governo ha ottenuto la fiducia, ha finalmente consolidato la sua posizione: ha vinto sul piano del potere governativo. Salvini, infatti, nelle ultime elezioni, ha subito certamente una clamorosa debacle ma non ha perso. Ha vinto perché condivide il governo con la vittoriosa ed imperiosa “sorella d’Italia”. Ha vinto, ma nello stesso tempo, anche a causa delle fallimentari svolte nazionaliste, ha sconfitto il Nord privandolo di una forte rappresentanza politica territoriale. I cittadini del Nord, molto banalmente, hanno votato la Meloni per la sua “coerenza” essendo sempre stata all’opposizione.

Nessun altro particolare merito politico. Salvini ha vinto perché comunque ha ottenuto, con gli accordi pre-elettorali, il doppio dei deputati rispetto agli effettivi risultati delle elezioni. Ha vinto perché ha ottenuto un ministero strategico. Per lui, infatti, era importante ottenere la scatola del gioco “Blocca i porti e ferma i barconi” per costruire la sua campagna elettorale permanente. Certo, poi come, al solito, si mette a giocare anche a “Sono io il premier”. Destabilizzando i governi. 

Purtroppo, Salvini ha vinto sulle macerie politiche del Nord. Il Nord, infatti, ha perso perché è andato a votare un partito romanocentrico che certamente non ha tra le sue priorità l’autonomia del Nord. Se continueremo a rivendicare soltanto che “noi produciamo la maggior parte del PIL e del fatturato”, il Nord, la Padania, rimarrà sempre e soltanto un anonimo distretto industriale che ogni tanto si lamenta delle tasse. 

L’obiettivo attuale, la battaglia culturale padanista, intesa nel suo senso più ampio, deve essere quello di far tornare al centro del dibattito pubblico la questione settentrionale, ora totalmente ignorata, introducendo anche concetti metapolitici come geopolitica e geofilosofia. 

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