Ma il Veneto quanti pazienti lombardi ha ricoverato per Covid? Il Pd fa esplodere il caso “posti vuoti”

14 Maggio 2020
Lettura 2 min

di Stefania Piazzo – E’ il 23 marzo scorso quando un deputato bresciano del Pd, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera, esce con una nota secca. Con questo titolo: Coronavirus: Bazoli, perché malati lombardi non in Veneto con posti liberi?

“Leggo che alcuni pazienti di covid sono in partenza dalla Lombardia per Lipsia. Così come leggo di ong americane che installano ospedali da campo a Cremona, di medici provenienti da Cuba, di aiuti dalla Russia. Bene, grande e apprezzabile generosità per aiutare il nostro sistema sanitario al collasso. Ma non sono ancora riuscito a farmi spiegare da nessuno, nonostante chieda da giorni, come sia possibile che mentre riceviamo aiuti da mezzo mondo non siamo in grado di sfruttare i letti di terapia intensiva di ospedali a mezz’ora di macchina da Brescia, come a Verona, dove per fortuna l’epidemia non è esplosa come da noi, e i posti sono ancora per una parte rilevante non utilizzati. A Brescia e Bergamo si muore per la saturazione dei posti, e in Veneto sono ancora liberi due terzi dei letti di terapia intensiva. Dobbiamo mandare i pazienti in Germania, quando a due passi da qui ci sarebbe ampia disponibilità. Tutto ciò è privo di senso e inaccettabile, possibile che nessuno ne risponda, possibile che non si riesca a rompere questo muro invisibile ora, subito, in queste ore? Credo proprio che la regionalizzazione spinta della sanità andrà ripensata completamente, finita questa emergenza”.

E ora la questione rimbalza, e non poco, in Consiglio regionale. Perché, se è vero che il Covid ha fermato l’attività amministrativa, ora si cerca di tornare alla normalità e di riaprire il dibatitto. Non senza polemiche.

Dal Parlamento la palla passa in terra veneta ed ecco che a riproporre la domanda è una interrogazione il consigliere Graziano Azzalin.

Ecco il documento.

“Il Veneto ha fatto il possibile per aiutare le Regioni in maggiore difficoltà, in particolare la Lombardia, mettendo a disposizione posti letto nelle terapie intensive per fronteggiare l’emergenza Covid-19? E quanti? Decine di pazienti lombardi sono stati ricoverati in Toscana, Puglia, Sicilia e perfino in Germania: Zaia ci dica cosa e quanto è stato fatto qua”.

A chiederlo sono i rappresentanti del Partito Democratico con un’interrogazione che ha il consigliere Graziano Azzalin come primo firmatario, ma sottoscritta dal capogruppo Stefano Fracasso e dai colleghi Anna Maria Bigon, Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni e Francesca Zottis.

“Non vogliamo grandi discorsi, ma numeri: i dati, giorno per giorno, sull’occupazione dei posti letto di terapia intensiva dal 21 febbraio 2020 ad oggi, quanti sono sono stati messi a disposizione di pazienti di altre regioni e il motivo di eventuali rifiuti. Sono domande a cui è doveroso dare risposte. Lo stesso sindaco di Brescia si è domandato come mai quasi nessun lombardo è stato accolto in Veneto, nonostante l’appello dei primari di Terapia intensiva della Lombardia a superare i confini fra regioni, considerando prioritari i criteri di vicinanza geografica e l’ordinanza del 4 marzo della Protezione civile che prevedeva la messa a disposizione obbligatoria di risorse umane, strumentali e tecnologiche rispondenti alle urgenze”.

Inclusi i posti letto, che in Veneto tra gli esistenti e quelli attivati durante l’emergenza, hanno raggiunto quota 825.

“Fortunatamente – sottolineano gli esponenti democratici – il tasso di saturazione è sempre stato lontano. Secondo i dati della piattaforma Prosafe, a metà marzo, su 1708 contagiati Covid ammessi in 92 reparti di Terapia Intensiva ben il 38,4% si trovava in Lombardia contro il 3,5 del Veneto. Eppure dal 24 marzo al 3 aprile non risulta che la centrale remota per le operazioni di soccorso sanitario Cross abbia smistato in Veneto una parte dei 116 pazienti Covid lombardi, trasferiti invece altrove. Le eccezioni sono poche, come Peschiera, che al 28 marzo ospitava 16 persone provenienti dalle province di Brescia e Mantova, diventate 10 il 9 aprile. Sono numeri oggettivamente bassi, su cui è necessario fare assoluta chiarezza”.

Federalismo sanitario?

Photo by Macau Photo Agency

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