di Marcus Dardi – Il “Va Pensiero” è il coro d’opera più famoso della storia dell’opera.
Fu scritto nel 1842 da Giuseppe Verdi e viene cantato nella terza parte dell’opera “Nabucco”.
Il canto è anche chiamato il lamento degli schiavi ebrei di Babilonia ma in realtà Giuseppe Verdi ne fece un inno alla liberazione del popolo lombardo anch’esso “schiavo” di un regime opprimente: quello dell’impero austro-ungarico.
Ancor oggi viene cantato come un inno alla libertà di tutti i popoli.
I suoi versi furono scritti da Temistocle Solera ispirandosi ad un salmo: il 137.
Il testo è molto ricercato, è ricco di termini ricercati che rispecchiano la poesia colta dell’ottocento. Molti termini oggi sono caduti in disuso e per le nuove generazioni la lettura del testo deve essere fatta molto attentamente, proprio per andare a ricercare il significato di alcuni termini non più in uso nel linguaggio di oggi.
Il Nabucco debuttò alla Scala di Milano il 9 marzo 1842, e per il suo contenuto e per il periodo in cui fu rappresentata viene considerata l’opera risorgimentale di Verdi.
Da quel momento il popolo milanese riempì i muri con una scritta: W VERDI che aveva due significati: il primo per omaggiare il grande compositore scaligero e il secondo come acronimo di: Viva Vittorio Emanuele Re Di Italia.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=nMgOPH1WxF4
VA PENSIERO
– G. Verdi (Busseto 10 ottobre 1813 – Milano 27 gennaio 1901)
Va, pensiero, sull’ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sionne le torri atterrate…
Oh, mia patria si bella e perduta!
O membranza sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile dei Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O, t’ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù.
Photo by Gwen Ong
