di Roberto Gremmo – Alle manifestazioni torinesi no-green pas non mancano mai due bandiere piemontesi. Non conosco i temerari che le sventolano, ma si allarga il cuore osservando da lontano che il nostro storico “drapo’” e’ ancora utile a qualcuno per la propria battaglia politica. Ancor più esplicito il richiamo autonomista ed identitario nello striscione esposto da persone che non conosco (ma certo coraggiose) in un paese della cintura torinese che esplicita una dura critica ai gruppi politici-economici dominanti ed al contempo rivendica un potere alternativo, inneggiando alla libertà del piccolo Popolo che barba Toni Baudrier considerava il più colonizzato della terra. Negli anni Ottanta quando il movimento autonomista non era ancora stato pugnalato alla schiena, la parola d’ordine “Piemont liber” era già presente in tutte le manifestazioni politiche, pacifiche ma determinate, e addirittura era stato composto un inno con questo nome. La fenice piemonteisa risorge dalle ceneri ? E’ presto per dirlo, ma non e’ peccato sperarlo.

Il Drapò piemontese, simbolo identitario trasverale
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