Referendum? La confusione nel mojito-partito. E pensare che un tempo c’era persino il Parlamento del Nord con i suoi Comunisti padani

13 Settembre 2020
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di Roberto Gremmo – Niente impedisce ai numerosi autonomisti del Nord di votare scheda bianca domenica prossima ad un referendum che, comunque vada, confermerà il potere partitocratico e spartitorio di un ceto politico parassitario. Può anche darsi che siano diversi quelli che annulleranno con un “Piemont liber” o “Lombardia libera”, come testardamente ha sempre fatto qualcuno da vent’anni, da quando non ci sono più liste davvero alternative.   

Del resto, la posizione del partito del Capitano è tutt’altro che chiara e non convince per niente. Soprattutto perché mentre il leader maximo propaganda il si il suo braccio destro si schiera sul fronte avversario. Non è una novità. Già nel dopoguerra, Un maestro di doppiezza politica come Togliatti prendeva milioni di voti predicando la difesa della democrazia antifascista ed il suo vice Secchia sussurrava ai compagni più inquieti che era vicina l’ora di Stalin. 

La Dc chiedeva il voto alla gente dei campi e al contempo sosteneva la grande fuga dalla terra con l’urbanizzazione selvaggia voluta dalla Fiat e dal grande capitale. Il Movimento Sociale si richiamava al Duce e in Sicilia andava al governo con Milazzo ed i comunisti. Più abili di tutti, i socialisti governavano a Roma con la Dc e nelle regioni col PCI.   

Adesso, più modestamente, il mojito-partito allestisce lo spettacolo di arte varia con funamboliche piroette anche se tocca con mano quanto sia ostile il Sud a certe strumentali ed insincere conversioni nazionaliste e mostra di non avere un briciolo di originalità politica, impantanandosi in un referendum che, diciamolo francamente, malgrado il can can dei media, non interessa a nessuno.

E dire che una volta c’era addirittura un Parlamento del Nord con tanto di liste dei Comunisti padani. Era l’avanspettacolo della commedia legajola di oggi ? Certo, una grande illusione.

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