di Stefania Piazzo – A Milano Fratelli d’Italia è a un punto dalla Lega, al 9,76 contro il 10,74%. A Roma ottiene il 17,45 contro il 5,96 dell’alleato.
A Torino Giorgia Meloni porta a casa il 10,47% contro il 9,84%. Persino a Bologna fa meglio: il 12,63 contro il 7,74% della Lega.
A Roma il primo partito è quello di Carlo Calenda, che strabatte il Pd: 19,71% contro 16,37%.
A Varese il Pd primeggia e spadroneggia con il 26,72% mentre la Lega è ferma al 14,74% e FdI tallona al 13,59. Un pungo di voti.
Il centrodestra non c’è. In realtà esiste una destra populista a trazione leghista che ha perso la spinta del consenso, il centro non si sa dove sia finito. Fratelli d’Italia corre in solitaria, di fatto. Per quanto possano riprovare a ricostruire l’alleanza, il problema della classe dirigente emerge in modo netto. Non ci sono uomini, c’è soprattutto nel partito di Salvini uno sparuto gruppo dirigente e poi una moltitudine di cascami della Bestia, che ha generato il consenso facile, che ha spazzato via la storia di un partito. Svuotato e riempito di selfie. Resta l’album di fotografie.
Infine l’effetto Draghi polverizza il nulla dei partiti intorno a lui. Sta dimostrando di poter governare a prescindere. D’altra parte il livello è così basso che non c’è storia. La democrazia, quella che fa votare tutti indipendentemente dal livello di conoscenza, è piuttosto malata e i partiti che ci troviamo accanto sono lo specchio della competenza degli elettori.
L’astensione è oltre la metà degli elettori. Eppure tutti dicono di aver vinto.