IL PD DI SCHLEIN: SVOLTA NAZIONALISTA CONTRO LE AUTONOMIE?

20 Luglio 2023
Lettura 3 min

di Cuore Verde – “Il paradosso dei nazionalisti di Fratelli d’Italia che vogliono portare a compimento i mai sopiti sogni della secessione leghista” .

(Elly Shlein –  convegno “UNA E INDIVISIBILE, perché l’autonomia differenziata minaccia l’unità d’Italia” – 15 luglio 2023)

Si è tenuto  venerdì 14 e sabato 15 luglio a Napoli l’iniziativa “UNA E INDIVISIBILE, perché l’autonomia differenziata minaccia l’unità d’Italia”, un convegno organizzato dal Partito democratico con intervento conclusivo di Elly Schlein.  Scopo dichiarato della presidente del PD, combattere le diseguaglianze a danno del Sud che deriverebbero dalla eventuale adozione della cosiddetta autonomia differenziata proposta dalla Lega di Salvini. Una riforma che, secondo il titolo programmatico del convegno, potrebbe addirittura minare l’indivisibilità dello stato italiano. Si tratta di argomenti che, invariabilmente, vengono utilizzati da decenni  per bloccare qualsiasi riforma in senso federale dello stato italiano.  Nihil novum sub sole.  Tuttavia, mi ha incuriosito il passaggio nel quale Elly Schlein sembra quasi rimproverare ai quei nazionalisti dei “patrioti” di non tenere a bada le presunte pulsioni secessioniste dei leghisti. 

Ora, l’autonomia proposta da Calderoli, rispetto ad una vera riforma in senso federale, a me appare veramente blanda è, al massimo, potrebbe costituire un aggravio della burocrazia regionale. La questione quasi filosofica dei LEP costituisce già un evidente intoppo burocratico che non centra un bel niente con la necessità di garantire a tutti i cittadini, del Nord e del Sud, i servizi essenziali. Si rileva comunque che basta la parola “autonomia” per scatenare le convulsioni degli “unitaristi”. Certo, se la blanda autonomia leghista addirittura “minaccia l’unità d’Italia”, la risposta politica dovrebbe comportare tutte le conseguenti assunzioni di responsabilità.  

L’annuncio del presunto pericolo che deriverebbe dalla cosiddetta “secessione dei ricchi” è figlio dello stesso allarmismo che veniva predicato da Nicola Mancino, quasi cinquant’anni fa, nella sua qualità di presidente della regione Campania in risposta alla proposta di Guido Fanti della super-regione Padania: “Manterebbe il Sud povero. Dividere l’Italia non serve al riequilibrio nazionale” come riportato da la Stampa dell’8 dicembre 1975 che intitolava Un nuovo rifiuto del Sud  alla proposta per la Padania – Anche la Campania dice no alla  «superlega dei ricchi »”.  La proposta di Fanti fu accantonata ma non mi sembra che il Sud in tutti questi anni ne abbia tratto giovamento. E’ rimasto povero anche senza la Padania di Guido Fanti.  

Se il PD del nuovo corso rifiuta categoricamente una autonomia molto blanda con slogan patriottici e categorici del tipo l’Italia è “una e indivisibile”, figuriamoci poter affrontare una seria discussione politica per l’adozione di un sistema veramente federale come quello tedesco.  Il vero paradosso,  a mio parere, è proprio questo dal momento che la proposta della super-regione della Padania del 1975 proveniva dalla sinistra. Per quanto riguarda gli attuali “patrioti di governo”, forse, non sono più i quelli che, sotto la guida di Gianfranco Fini, il 15 settembre 1996 , mentre Umberto Bossi proclamava a Venezia la nascita della Padania, sfilavano a Milano, innalzando il tricolore per difendere l’unità della patria. 

Ecco un articolo dell’epoca tratto dall’archivio de “il manifesto” nel quale si descrivono i preparativi dei “patrioti” per la contromanifestazione anti-leghista.  

La «cultura» dei fascisti contro  Bossi

ROMA piemontesi porteranno riso, fontina gianduiotti, i toscani olio vino, calabresi arriveranno carichi di bergamotto. ragazzi del Fronte della gioventù dice La Russa, dimenticandosi che la sua organizzazione giovanile ha cambiano nome, ora si chiama Azione giovani porteranno sacchetti diterra, «la terra della madre patria». pullman saranno al- meno trecento, quasi tutti dal nord, da Palermo partirà «il treno che unisce», dall’Abruzzo addirittura un aereo, sono previste sfilate di automobili (solo da Bergamo se ne prevedono 250). Non mancheranno centauri, motociclisti che attraverseranno il «confine» del Po. La manifestazione di Alleanza nazionale di domenica Milano, la risposta dei fascisti alia Lega, stata presentata ieri Roma da Gianfranco Fini dai suoi uomini. Non sarà piccola, anzi, «saremo più noi dei leghisti», azzarda il capo, spiegando subito che militanti di Bossi non si potranno contare perché saranno sparpagliati sulle rive del fiume. non dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni, troppo nazional-militarista: almeno ieri, Fini stato molto attento misurare le parole. Non ha mai parlato di esercito, non ha minacciato azioni di forza, ma ha lanciato proposte «politiche culturali» per sconfiggere la secessione. Ecco, allora, il ringraziamento al sindaco di Napoli Bassolino che, ieri su «la Repubblica», gli ha dato atto di essere stato l’unico leader politico organizzare una contro-manifestazione. Ed ecco le risposte che An vuole dare alle pulsioni secessioniste: «Bossi un buffone ignorante, dobbiamo rispondergli sul piano culturale nelle scuole, nelle università rilanciando valori dell’unità nazio- nale; le ragioni del malessere dei cittadini del nord vanno comprese: il governo non ha ancora preso iniziative per tagliare l’erba sotto piedi di Bossi». Se lei fosse Prodi, cosa farebbe? «Presenterei una legge finanziaria che andasse incontro alle giuste domande del nord, comin- ciare da quelle delle piccole imprese. Fatti concreti, insomma, invece dei buoni intendimenti. Federalismo, riorganizzazione dello stato, riforme istituzionali». Naturalmente, non sono mancati gli insulti al leader della Lega: «Uno che delira, un tossicodipendente che ogni giorno ha bisogno di una dose maggiore, uno schizo-paranoico al quale mettiamo disposizione gratis un equipe di psichiatri». Infine, il capo di An rilancia il suo sospetto sul finanziamenti alla Lega: «Il mio solo un ragionamento. Penso che potrebbero esserci circoli economici delia Germania interessati alla secessione: meglio far entrare in Europa una sola parte dell’Italia, sarebbe certamente più controllabile».

(Da il manifesto, 13 settembre 1996)

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