Vicenda camici: indagato cognato del governatore Fontana. Report aveva ragione?

9 Luglio 2020
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E’ l’Ansa per prima a dare la notizia. Andrea Dini, il titolare della società Dama srl e cognato del presidente della Regione Attilio Fontana, risulterebbe indagato nell’inchiesta sulla fornitura di camici alla Regione Lombardia. Lo riferiscono fonti investigative all’agenzia.

A sollevare la questione era stato il servizio del collega Giorgio Mottola su ‘Report’. Il valore della fornitura era di 513 mila euro, durante l’emergenza Covid. La società Dama, di cui la moglie del governatore lombardo Attilio Fontana detiene una quota, è gestita dal cognato. Proprio il nome del cognato, Andrea Dini, erede di una famiglia di imprenditori storici di Varese che producono il noto marchio Paul&Shark, risulterebbe così iscritto nel registro degli indagati, assieme a quello di Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria spa, la centrale acquisti della Regione.

I magistrati indagano sull’ipotesi di reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf, nell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, ha acquisito mercoledì negli uffici della Regione la documentazione sul contratto di fornitura di camici tra i due “contraenti”, ossia Dama e Aria.

L’Ansa riferisce anche che gli investigatori negli uffici della Procura hanno sentito l’assessore lombardo Raffaele Cattaneo, alcuni funzionari regionali e fino a tardi anche Francesco Ferri, presidente di Aria. La vicenda risale allo scorso 16 aprile quando la centrale acquisti Aria ha ordinato 513 mila euro di camici e altro materiale alla Dama. Ma, nella ricostruzione della vicenda dopo l’interessamento dei media, le fatture sarebbero state stornate e l’acquisito sarebbe stato trasformato in donazione. E’ documentato, da quanto si e’ saputo, che il pagamento da Aria a Dama non è stato effettuato e agli atti ci sono la nota di credito, le fatture e lo storno delle stesse. Il sospetto degli inquirenti, pero’, è che la trasformazione della fornitura in donazione sarebbe avvenuta soltanto perché ‘Report’ aveva iniziato ad interessarsi alla vicenda. Tanto che, da quanto si e’ appreso, gli inquirenti legano lo storno delle fatture del 22 maggio ad una precedente intervista del 15 maggio di ‘Report’ a Fontana. Anche se in quel frangente non sarebbero state poste domande dirette sul caso specifico, ma più di ‘ampio respiro’. Sia Aria che Andrea Dini, tuttavia, hanno sempre affermato che si e’ trattato di una donazione e che nemmeno un euro è uscito dalle casse della Regione, mentre Fontana aveva annunciato querele.

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