di Stefania Piazzo – Massì, statalizziamo la sfiga. Avete presente il turismo? Diventi un bene di Stato. Gli alberghi non ce la fanno a ripartire per il crollo degli arrivi e dopo 4 mesi di stop non sanno come pagare le tasse che arrivano a breve, non prima di non essere riusciti ad avere facilmente i soldi dalle banche? Tranquilli, lo Stato c’è. Prima di ammazza poi però ti grazia. Il condannato che fine fa? Lo Stato gli dà in gestione il bene che è stato frutto del lavoro di intere generazioni e di una vita di lavoro.
La statalizzazione dell’impresa, prima spolpata poi rilevata. Come la chiamate voi? Usura? No termine troppo forte. Non sia mai che si pensi così male.
L’idea di questa salvifica partita di giro arriva da Bologna.
“Un terzo degli alberghi sono chiusi. Perché lo Stato non li compra affidando poi la gestione agli ex proprietari?”. E’ il quesito che si pone Romano Prodi, ex presidente del Consiglio, intervenendo alla ‘Repubblica della Idee’ in scena nel capoluogo. Per Prodi, riferendosi al Governo, e’ il momento di “reagire con decisioni immediate”: una lentezza decisionale “dovuta alle attivita’ di mediazione tra le due principali forze politiche” rischia, secondo il fondatore dell’Ulivo, di penalizzare la ripresa economica vittima, a suo dire, anche di un generale e ingiustificato pessimismo.
E allora forza, aspettiamo lo Stato becchino a raccogliere i frutti della sua buona amministrazione. Bentornato professore.
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