Quando Gallera diceva: “Il test sul singolo cittadino non è utile. Chi vuole farlo se lo paghi. Non gravate sulla sanità pubblica lombarda”

28 Ottobre 2020
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di Benedetta Baiocchi – Era il 15 maggio, sembra un secolo fa. Chi parlava così mentre oggi resta ancora oggi problematica la tracciatura per la carenza di test, era l’assessore lombardo al Welfare, Gallera. Sentite cosa si pensava 5 mesi fa… “Il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative e per questo abbiamo previsto che sia possibile effettuarlo all’interno di una determinata comunità (aziende, enti…), ma chi lo propone deve occuparsi di tutto: acquisire i test sierologici, trovare il laboratorio che li processi, spiegare al cittadino che il test è volontario, reperire i tamponi a cui sottoporre la persona qualora questa dovesse risultare positiva al test. L’esecuzione del tampone non dovrà gravare sulle priorità della sanità pubblica. Le ATS possono procedere all’integrazione dei contratti con gli erogatori individuando quale soglia minima di produzione l’attuale capacità produttiva e prevedendo che l’incremento di produzione di ogni singolo erogatore sia destinato per l’80% ai percorsi di sanità pubblica e per il restante 20%  in favore di altri soggetti senza oneri per il SSR”.

Come è possibile pensare allora come oggi, che testarsi per verificare la propria sicurezza debba essere un peso per la sanità pubblica, anzi, attenti bene, non “gravare sulle priorità della sanità pubblica“?

D’altra parte pensiamo ai ritardi nei test a Linate e Malpensa, alle code ai drive in, alla confusione ancora oggi per venire testati. E chi più ne ha più ne metta…

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