di Roberto Errichelli – Parliamoci chiaro: siamo ancora in emergenza epidemica ma la battaglia per il dopo è già iniziata, e riguarda il destino delle autonomie regionali, in special modo della Lombardia. Il punto di attacco alla Lombardia sarà la gestione della sanità post virus. Si muovono per ora le figure di secondo piano, tra gli altri lo sciagurato Toninelli con il suo rosario di luoghi comuni (“bisogna tornare a fare sistema”), il boiardo di Stato Ricciardi con i suoi barocchi ossimori (“la sanità lombarda funziona benissimo ma si è dimostrata debole”), il Ministro spiritoso Boccia (“se non ci fosse lo Stato i comuni lombardi sarebbero crollati” , siamo sempre in tempo peraltro). La gestione di questa emergenza da parte della Lombardia è stata penosa, diciamolo.
Penosa dal punto di vista sanitario, con gli ospedali a fare da detonatori al virus, intere zone in balia di se stesse (penso alla zona di Brescia), assenza totale di un protocollo da seguire in caso di epidemia. Penosa dal punto di vista politico, con i patetici appelli a Roma a “fare di più” a “fare presto” “non ci capiscono” e via così petulando, quando invece sarebbe stato il momento di conquistarsi sul campo l’autonomia facendo scelte decise e coraggiose.
Certo che se il Capo vagheggia di leghe nazionali a Roma difficile essere autonomisti a Milano. Mediaticamente non ne parliamo, tra mascherine indossate talmente a vanvera che, pronti via, San Bertolaso tempo un amen si è infettato pure lui e minacce del Fontana ai cittadini rei di non stare abbastanza a casa. Non hai le idee chiare tu come possono averle i tuoi cittadini?
Detto questo: ma davvero qualcuno pensa che tornare ad una sanità romanocentrica sia la soluzione? Il resto d’Italia non è in condizioni ben più penose delle nostre?
Prepariamoci alla battaglia politica contro gli statalisti dalle mani bucate, se non vogliamo tornare alla mutua di Stato del dottor Tersilli interpretato da Alberto Sordi.