di Raffaele Piccoli – Il titolo sembra quasi una provocazione, ma non è cosi. Questa regione è senza dubbio nel Nord è Padana a tutti gli effetti, per mentalità degli abitanti, per produttività, per collocazione geografica. Tutto lo conferma. Ma esiste uno strabismo che quando si manifesta ne mette in discussione gli interessi.
Andiamo con ordine. Nel 1975 il primo Presidente (cosi si diceva allora) della Regione, Guido Fanti, ebbe una intuizione a dir poco futuristica, rivoluzionaria. Questo politico professionista del PCI intuì che le Regioni Padane dovevano fare squadra. Comprese che al di là dei diversi partiti che le guidavano (DC e PCI), era necessario far comprendere a Roma che il Nord Padano contava, al di là e al di sopra degli interessi partitocratici. Questa idea era la base della Macroregione. Per questa sua proposta ci rimise la carriera. Scomunicato per sempre..
Il racconto continua. Trascorrono oltre 40 anni, le giunte di sinistra si susseguono più o meno asservite al potere centralista dei partiti e arriviamo al 2017, governatore Stefano Bonaccini. Sull’onda dei risultati dei referendum di Lombardia e Veneto, e nel timore di essere sconfitto alle imminenti regionali del 2020, Bonaccini sottoscrive con il Governo Gentiloni, una pre-intesa finalizzata alla concessione di maggiori autonomie su numerose materie come previsto dalla Costituzione. Pre-intesa votata all’unanimità dal Consiglio regionale.
Fin qui il racconto del passato, delle intese mai rispettate, ma arriviamo al 2023. E’ di questi giorni la pressante richiesta rivolta al Governo Meloni, da parte del governatore emiliano, per ottenere maggiori fondi per la sanità. E qui esplode la contraddizione, quasi uno strabismo..
Dopo la riconferma a capo dell’Emilia-Romagna, dopo essere stato battuto alle primarie dalla Schlein, dopo essere divenuto Presidente del PD, per ragion di stato Bonaccini ha virato, facendo un’inversione di 360 gradi.
Totale avversione al progetto di autonomia differenziata, lotta all’idea di trattenere parte del residuo fiscale, e piena solidarietà ai problemi del sud. Non solo. Nelle scorse settimane, in tutte le principali città della Regione con il supporto di CGIL ANPI e altre associazioni di sinistra, oltre che del PD, è stata fatta una raccolta di firme allo scopo di richiedere al parlamento il blocco del progetto di legge sull’autonomia differenziata, con la motivazione che questa legge stravolge la Costituzione e annulla la solidarietà (sic). La secessione dei ricchi.
L’Emilia-Romagna ha il secondo residuo fiscale in Italia, dopo la Lombardia, la piena occupazione, e un tessuto produttivo importante. Gli interessi di questa Regione sono nel Nord in Padania, non altrove. Un Presidente lo aveva capito quasi 50 anni fa, i governatori che si sono succeduti lo hanno sempre saputo, come pure quello attuale. Gli interessi di partito però hanno sempre sopravanzato e sopravanzano gli interessi del territorio e delle popolazioni. Quindi la risposta al quesito è: l’Emilia-Romagna è nel Nord, in troppi però cercano di convincerla del contrario, al punto che gli Emiliano-Romagnoli se ne dimenticano.