Quella raccolta online di firme per lanciare Zaia in Europa unico capolista. Sfida reale o messaggio per dire “non cerco la segreteria federale”?

1 Marzo 2024
Lettura 1 min

di Stefania Piazzo – Il generale Vannacci front man della Lega per le elezioni europee? I fatti, con evidenza social, dicono che c’è un post di Giuseppe Paolin, a sostegno di un sondaggio, o referendum digitale come lo si voglia chiamare, che propone il mezzobusto dell’attuale governatore veneto Luca Zaia quale candidato niente meno che in tutte le circoscrizioni italiane per la Lega. La questione è stata liquidata in poche righe l’altro giorno dal Corriere, “affogata” dentro le dichiarazioni di Zaia sulla nostalgia per la Liga Veneta delle origini.

Il punto è che Paolin è il segretario organizzativo veneto della Lega Salvini Premier. Ed è anche il leghista che ha sostenuto la corsa alla segreteria veneta lo scorso anno di Alberto Stefani. Persone, sia chiaro, tutt’altro che lontane da Luca Zaia. Anzi. Quindi? A che gioco si gioca?

La geometria degli equilibri e delle uscite come questa cosa rappresenta?

Vediamo. Un no al generale Vannacci front man? Un segnale al segretario federale per esternare lo strappo da via Bellerio? Un regalo a Luca Zaia? Il tentativo di recuperare consensi in via di estinzione, per non essere il terzo o quarto partito del Veneto alle europee?

Illudersi che possa bastare il volto di Zaia a far tornare indietro l’acqua da sotto i ponti? Dimostrare che Zaia non vuole fare le scarpe a Salvini per togliergli la segreteria ma ha la testa altrove, fuori dalle rogne belleriane di successione?

Qualcuno ha definito questo match come un ring dove “pugili suonati” tirano mancini sperando di poter tornare agli antichi fasti della Lega. Facendo i conti senza l’oste, ovvero gli elettori. E anche senza altri candidati che in Veneto stanno aspettando di entrare il lista. Comunque la si giri, è una prova di forza.

Ad analizzare da fuori, e da lontano, la mischia, potrebbe anche sembrare un non favore a Zaia, in un momento elettorale dove la Lega è data perdente a prescindere. Perché farlo martire anche se diventasse santo? Ma, forse, è solo un gioco di ruolo, un far vedere che non esiste solo Salvini e il suo cerchio magico.

Forse, però, occorreva schierare le truppe prima, quando si era già capito come sarebbe andata a finire. Zaia, da uomo politicamente abile e capace quale è, lo sa anche fin troppo bene. E non è una carrambata di Paolin il “referendum” digitale sul nome del governatore. Sarà stato d’accordo anche il segretario veneto? E gli altri candidati, nulla da dichiarare?

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Direttrice: Stefania Piazzo
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